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Blanco è il ritratto di una generazione – gallery

La liason artistica tra il cantautore e Valentino, maison che ha creduto in Blanchito fin dall'inizio.

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Blanco durante lo shooting - foto via IG PierPaolo Piccioli
Blanco durante lo shooting - foto via IG PierPaolo Piccioli
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Blanco in Valentino a Eurovision 2022
Blanco in Valentino a Eurovision 2022 (tutto quello che devi sapere > )

A poche ore da Eurovision 2022, il palcoscenico più popolare al mondo, come in una favola, Blanchito esce dai boschi umidi delle sue colline prealpine per affrontare una consapevolezza nuova. Ben raccontata dalla campagna fotografica prodotta da Valentino a Londra, con Blanco protagonista.

Quella tra Blanco e Valentino è una relazione che – per dirla con Mahmood – non ha etichette. Sia chiaro, è una storia di contratti, ingaggi, utilizzo di immagine, insomma è pubblicità. E però, in quell’industria speciale che è la moda – sì, la moda, nonostante gli assalti normalizzanti del marketing, è ancora un’industria speciale – i connubi tra artisti carismatici come Blanco e maison che hanno fatto la storia del costume come Valentino, risuonano oltre la mera e reciproca convenienza. Soprattutto quando nascono dalla matrice di un’anticipazione. Gli artisti apprezzano le aziende che per prime credono in loro. Lo ha spiegato recentemente molto bene proprio Mahmood, parlando di Riccardo Tisci, direttore creativo di Burberry: “Riccardo ha creduto in me dall’inizio”. Ancora oggi Mahmood ripone un’attenzione speciale ai consigli e agli abiti di Tisci.

 

Blanco Valentino PierPaolo Piccioli Michael Bailey Gates Joe McKenna
Blanco in Valentino – foto: Michael Bailey Gates – styling: Joe McKenna

Su Blanco Maison Valentino è arrivata prima di altri, perché prima di altri ha visto in Blanco un potenziale di accordi – e raccordi – emotivi collettivi. Non era una scommessa automatica. Nei primi mesi dello scorso anno (2021), Blanco si presentava sulla scena come un joker di imprevedibile caratura: uno che un anno dopo avrebbe indossato senza colpo ferire il reggiseno lanciato dalle fan, per dire. Un ragazzino sovraccarico di autoironia  e voglia di sconquassare, un’energia che solitamente non piace a quelli della moda – per definizione un mondo autoreferenziale che si prende terribilmente sul serio.

Oggi lo osserviamo in queste foto che raccontano un Blanco consapevole, sospeso in un respiro che, più che una posa, pare una conquista di consapevolezza. Torino ribolle di eccitazione (qui vi raccontiamo quattro cose da fare a Torino nei giorni del carrozzone Eurovision). Più o meno ci saranno duecento milioni di telespettatori davanti alla tv la sera della finale. Blanco affronta il palcoscenico più grande della sua vita. E le foto di Michael Bailey Gates per Valentino raccontano un Blanco ora consapevole di non poter più indossare i panni dell’enfant prodige riluttante. Dischi di platino a go-go, streaming da record, vittoria di Sanremo, tour con tutte le tappe già esaurite. C’è poco margine per fingere che non sia accaduto nulla.

Siamo dalle parti di Shoreditch, ad Arnold Circus, l’area londinese che fu hipster e che ormai è la quintessenza della gentrificazione, il riverbero europeo del meatpack newyorchese: casermoni industriali che East London negli ultimi due decenni ha saputo trasformare in una piattaforma di scambio creativo, profitti e opportunità. Un gigantesco intruglio di comunità inzuppate nella voglia di sbranare il futuro. Non è un caso che il giardino sopraelevato del quartiere in cui Valentino ha scattato la campagna sia curato dai volontari del collettivo Friend of Arnold Circus, cui la maison ha fatto una donazione. “Mi piace molto il fatto che sia la comunità a prendersi cura di questo luogo – racconta PierPaolo Piccioli, direttore creativo Valentino – è un’idea di città che amo. Si condivide qualcosa, ci si prende cura di qualcosa insieme.”

A Shoreditch (East London) è palpabile quell’idea di globalismo che mette insieme il reale e il virtuale, i meccanismi dei consumi e la capacità delle differenti comunità umane di cavalcare il capitalismo come occasione di liberazione. La Gen-Z più di ogni altra ci sta insegnando questo. Appunto: questa campagna è una storia fotografica, pubblicitaria e popolare, di una generazione.

A Shoreditch, il fotografo Michael Bailey Gates e lo stylist Joe McKenna hanno raccontato Blanco dentro felpe hoodie, tulle ricamati, pizzi, bomber collegiali over e abiti camicia impunturati di scintillii. Ma accadde tutto già un anno fa.

Fu proprio PierPaolo Piccioli a intuire il potenziale di Blanchito, quando l’Italia a malapena canticchiava “Notti in bianco” e il giovane coniglietto punk della bresciana non aveva ancora scalato tutte le classifiche possibili. “La canzone nostra“, traccia con Mace e Salmo, impazzava per le radio e Blanco iniziava a farsi amare da tutt*, ma proprio tutt*.

Si dice – ma da Valentino non confermano –  sia stato uno dei figli di PierPaolo a segnalare Blanchito a suo padre: chissà se il ragazzo ascolta “Ruggine” su Soundcloud, traccia sperduta tra i rifiuti della bulimica discografia di oggi, marchio dell’innegabile vocazione indie di Blanco. Comunque: Valentino ha seguito Blanco passo dopo passo nei mesi di dell’incendio di fama e gloria, classifiche e collab.

 

Lo scorso Agosto 2021, all’interno della collaborazione tra Valentino e la piattaforma di scouting creativo e musicale Boiler Room, Blanco si esibì nella performance da metaverso marziano con l’allora singolo “Paraocchi” che apriva la scalata solitaria a tutte le classifiche di streaming possibili (qui sopra il video ndr).

Appena un paio di settimane più tardi, Settembre 2021, nel video di “Blu Celeste” – regia Simone Peluso – Blanchito si rotola nudo tra gli elementi terra, aria, acqua e fuoco. Poi si addentra nei boschi in una camicia di rouches Valentino. È il video con il quale Blanco compie il grande salto: si capisce bene che ora non siamo più negli scantinati di Soundcloud in solitaria con Michelangelo, e che dalla piccola etichetta “Eclectic Music” siamo ora passati nelle mani di “Island Record”: ora Blanco è una star, piovono i primi editoriali di moda, tutti vogliono Blanco. Sono queste le settimane in cui Mahmood, Blanco e Michelangelo tessono la combriccola “Brividi”, che qualche mese travolgerà Sanremo 2022.

Sul palco dell’Ariston a Febbraio 2022, mentre Mahmood passa da Prada a Burberry, da Balenciaga a Rick Owens fino a Sacai, Blanco veste Valentino in quattro serate su cinque (la serata dei duetti, Blanco indossa The Attico). PierPaolo Piccioli compie l’azzardo e sul palco di Sanremo dipinge un Blanco come non avevamo visto. Dai fanghi sudati della provincia adolescenziale e brufolosa ecco spuntare un furetto imprendibile avvolto da rasi e tulle, ricami e mantelli: una bomba che sfonda lo schermo. Volano bici di diamanti, Mahmood e Blanco mettono in scena l’amore totale e ci regalano quella magica notte dal cielo di perle.

Quando Valentino iniziò a creare – ha spiegato PierPaolo Piccioli – c’erano moltissime regole su come indossare i vestiti” mentre ora “la moda è questione di realizzazione di sé. Questa collezione porta Valentino in questo nuovo mondo, dando un nuovo significato ai codici e ai valori.

Blanco ha questa capacità di riverberare tutte le sfumature umane, attrarle a sé in un rito collettivo – come solo le big star – e poi rimandarle in forma di racconto. In questa magica new wave della discografia italiana (evviva), c’è un gruppetto di cantastorie dei nostri giorni che può degnamente raccogliere l’eredità del grande cantautorato italiano e Blanco è sicuramente il bomber di questa squadra (e sì, Mahmood è il regista). A proposito di calcio: Blanchito tifa per la Roma – un bresciano che tifa per la Roma! – e all’Olimpico hanno ormai adottato la sua canzone “Fino a che non mi seppelliscono” come inno giallorosso. Dalle nonne a ragazzin* invasat* ai tifosi della curva fino al Papa e poi su, verso gli amori con i brividi: potere di una generazione che rimette in circolo tutto.

 

Blanco in un post di PierPaolo Piccioli
Blanco in un post di PierPaolo Piccioli

Giovedì scorso ho assistito alla seguente scena. Milano, semaforo dalle parti della Bocconi (quartiere redazione di Gay.it), un boomer più o meno sessantenne alla guida di una BMW serie 2 (sì, la BMW dei vecchi) aveva “Blu celeste” di Blanco a tutto volume e attraverso il vetro ho visto con i miei occhi le sue labbra inseguire i versi di Blanchito. Non so se stesse cantando, aveva i finestrini chiusi, ma di certo il labiale era sincronizzato:

E mi metterò al riparo
Mentre imparo ad accettarlo
Che se il tempo lo ha già fatto
Ora sei un mio ricordo
Un mio ricordo immaginario
Del fratello che vorrei
Nato nel mese di acquario
Sarei il pesce e tu lo squalo…

(gf)

 

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