Non solo Roma e Udine. Il prefetto di Bologna, proprio oggi, ha annullato le trascrizioni dei matrimoni egualitari celebrati all’estero fatte dal sindao Virginio Merola. Merola, uno dei primi sindaci ad avere iniziato le trascrizioni, è stato anche il primo a far sapere ad Alfano di non avere intenzione di procedere alla cancellazione. “Io non obbedisco” aveva detto l’inquilino di Palazzo d’Accursio. E oggi il prefetto ha usato le meniere forti procedendo d’ufficio alle cancellazioni, come richiesto dalla circolare del Viminale.
Una situazione, quella creatasi tra prefetti e sindaci, che il circolo Arcigay Il Cassero di Bologna giudica “indecente”. “Quest’uso tutto politico di strutture e funzionari pubblici – si legge in una nota del presidente Vincenzo Branà – è un insulto imperdonabile, che a suon di carte bollate moltiplica la frustrazione di cittadine e cittadini che attendono di essere riconosciuti per legge”.
“Quale “ordine pubblico” preserva l’atto del prefetto Sodano – si chiede Branà -? Nessuno risponde a queste domande. E soprattutto da Roma nessuno insorge contro quest’uso viziato dell’apparato statale, un caso senza precedenti che mai ci saremmo aspettati in un’Italia governata da un premier di centrosinistra”. E mentre nelle città si consumano gli scontri tra rappresentanti del governo e sindaci, a Roma tutto tace. O meglio, nelle stanze del presidente del consiglio, tutto tace.
“Proprio quel premier – ricorda Branà -, che a parole promette una legge per le unioni tra persone dello stesso sesso, concede nel frattempo carta bianca al suo ministro degli Interni, lasciandogli la libertà di armare le prefetture per questa nuova demenziale crociata. Bene ha fatto il nostro sindaco, Virginio Merola, a rifiutarsi”.
“Pieno sostegno quindi – conclude il presidente del Cassero – al nostro primo cittadino e soprattutto alle coppie di gay e lesbiche ferite nuovamente dall’arroganza del prefetto e del suo mandante. Siamo pronti alla mobilitazione: se vogliono sfidare a braccio di ferro questa città e questo Paese noi di certo non ci tireremo indietro”.
“Un plauso alla fermezza civile del Sindaco di Bologna Virginio Merola che, come già Marino e Pisapia, ha espresso il suo rifiuto a procedere alla cancellazione delle trascrizioni” commenta Sergio Lo Giudice, senatore Pd e protagonista, insieme al marito, delle trascrizioni di Bologna. “Non si cancella con un atto burocratico una battaglia di civiltà che i sindaci della principali città italiane stanno facendo per dare un riconoscimento sociale della dignità di matrimoni regolarmente stipulati all’estero – ha continuato Lo Giudice – Non si cancella con una circolare un processo storico che in pochi anni ha visto 11 Stati europei e 33 Stati americani, insieme a tanti altri paesi, dal Sudafrica all’Argentina, abbattere un’esclusione anacronistica. Soprattutto, non si cancella con un diktat prefettizio un atto di matrimonio che solo un giudice può decidere di cancellare”. “Non vorrei – ha concluso il senatore – che, dopo il caso Shalabayeva e quello del pestaggio degli operai di Terni Alfano dovesse chiedere scusa agli italiani per la terza volta per la dissennata gestione del suo dicastero”.