“Cara insegnante di italiano…”

La mia prima alleata. Un faro nella notte. L’insegnante di italiano forse vedeva chi fossi prima che lo vedessi io.

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4 min. di lettura

Cara insegnante di italiano. Parlo per una, ma mi rivolgo a tutte. Dalla prima elementare al quinto superiore, tu sei stata un faro nella notte. Che rimanga fra noi, ma ho sempre vissuto la scuola con la morte nell’anima:

una condotta fissa per chiunque, il programma impolverato da rispettare costi quel che costi, l’incapacità di prendere una posizione politica o stimolare un pensiero che andasse oltre il libro di testo.

Ma tu, con i tuoi brutti cardigan a fiori ricamati e gli occhiali storti, risollevavi le mie tetre giornate: lo stereotipo ti voleva sbadata, indietro con il programma, e tendenzialmente incapace di importi in maniera abbastanza risoluta sulla classe. Per ognuno di questi stereotipi, ci sarà sicuramente qualcun* pronto a smantellarli e dirci che la sua insegnante d’italiano era tutto il contrario. E vivaddio, perché al di là delle mie memorie, non vorrei mai ridurti ad un cliché unidimensionale senza anima.

L’insegnante di italiano ha sempre diviso le squadre: detestata da chi si sarebbe fratturato il polso piuttosto che scrivere un saggio breve e idolatrata da chi come me si è portato il debito in algebra fino al quinto superiore, graziato per pietà e misericordia una settimana prima degli scrutini, altrimenti saremmo ancora lì a fare i conti con le dita.

l'insegnante di italiano
La “signorina Honey” in “Matilde 6 mitica

Nella mia testa ogni insegnante di italiano era l’equivalente della signorina Honey, dolce e apprensiva, sensibile e attenta, perfetto antidoto alla Trinciabue, colosso di rara malvagità, brutalmente attaccata al protocollo e pronta a scaraventare nello strozzatoio chiunque si rifiuti di rispettarlo.

Perché se anche voi siete stati degli adolescenti queer, cresciuti in un paesino di provincia tirato su a nail art e fascismo, è piuttosto facile credersi Matilda 6 Mitica: sentirsi soli e persi all’interno di un sistema che non contempla minimamente un’opzione in linea con la tua natura, ma te ne propone solo due a senso unico – per maschi e femmine – ripetendo lo stesso itinerario infeltrito di trent’anni fa.

L’insegnante di italiano, ogni volta, sembrava notare qualcosa di valido in me e io, di riflesso, mi impegnavo ad ascoltarla e ricambiarla con fiducia. Non che si dimostrasse sempre una scelta saggia: in terza media la maestra era fermamente certa che il classico fosse l’unica strada possibile per me, tant’è che nessun* – né io né mia madre – si è post* alcuna domanda prima di percorrerla. E infatti mi hanno bocciato e trasferito al Linguistico.

O la professoressa delle superiori, così intenzionata a raccontarci delle sue pene d’amore, dipingendo lirici scenari mentre leggeva ad alta voce i messaggi di uomini troppo inadeguati per capirne la sensibilità, ma non ci ha mai letto mezza pagina di Divina Commedia manco a pagarla (e difatti la pagavano).

Eppure per me sono sempre state entrambi un porto sicuro: mentori gentili e con la testa sulle nuvole, percepivano il mio entusiasmo e lo ricambiavano con frasi come “sei il mio studente preferito”, sempre inserite in una cornice ironica per non destabilizzare il resto della classe. Si complimentavano con la mia scrittura, anche quando sforavo le righe del foglio protocollo, facendomi sentire il nuovo Salinger. Mi dicevano che ero sempre così ben vestito, originale, una personalità eccentrica. Era facile sentirsi il main character con l’insegnante di italiano, specialmente quando il resto del mondo ti ha sempre ribadito il contrario.

L’insegnante di italiano forse vedeva chi fossi prima che lo vedessi io: in un periodo della crescita in cui iniziavano a sorgere i primi dubbi e pulsioni, e i desideri non sembravano allinearsi esattamente con il rigido contegno eteronormato, lei sembrava dirmi “vai bene anche tu, anzi forse sei meglio tu di tutti gli altri”.

L’effetto collaterale era appunto sospendere il senso di inadeguatezza e sostituirlo con quello di onnipotenza. Così facendo, crescevi credendoti davvero speciale e sarebbe bastato un confronto con altre persone LGBTQIA+ per renderti conto che sei banale e rincoglionita esattamente come qualunque altro essere umano. Pure se ricch*one.

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Ma forse non riguarda solo la community: giorni fa mi è capitato sotto gli occhi il video di un concerto di Adele, nel quale le veniva chiesto chi l’avesse ispirata quando era più giovane, e lei ha chiamato in causa proprio la sua english teacher. In quel momento, Emma Thompson nelle vesti di Maria De Filippi, tra un giro d’applausi accoglie il grande ospite: Mrs. Mcdonald si alza tra il pubblico e raggiunge Adele sul palco, unendosi in un tenero abbraccio tra applausi e lacrime copiose.

Gli invidiosi dicono che è stato tutto coreografato almeno quarantotto ore prima dagli autori, e forse avranno anche ragione. Ma quando l’ho visto ero reduce da una settimana abominevole, appesantito da tutte le ombre dei miei ventisette anni, per cui nessuna insegnante mi aveva preparato vent’anni prima.Ho pianto come un vitello perché Mrs. McDonald, insieme a tutte le altre insegnanti di italiano nel mondo, rappresenta un primo barlume di speranza per chiunque sognava una carriera nel campo umanistico o artistico: per chi voleva scrivere, disegnare, raccontare storie o scoprire le storie degli altri, farsi strada nel mondo attraverso il potere della parola.

Mrs. McDonald è anche la prima a dar valore alla tua passione per la lettura, i film, le canzoni, e dirti che non solo sono importanti, ma vanno anche coltivate ogni giorno della tua vita, anche se quel corso universitario non convince i tuoi genitori e le prospettive lavorative fanno ridere i polli.

L’insegnante di italiano forse non dice sempre la verità. Spesso dipinge un sogno ad occhi aperti coordinato ad hoc per farti provare quello che vorresti provare, e la retorica del “prescelto” è sempre dietro l’angolo. Ma riesce ad accendere un ordigno dentro di te e spronarti a percorrere quel sentiero imprevedibile, a raccontare una storia in cui puoi esistere persino tu. Non godrai dei superpoteri per scaraventare una salamandra con la forza del pensiero contro le difficoltà. Ti perderai dentro un libro e rimarrai ancora troppo indietro rispetto il programma, ma un altro anno lo superi anche stavolta.

Riccardo Conte

 

Leggi anche: Mio padre ha accettato la mia omosessualità per quieto vivere

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