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Catania Pride 2023, la Questura chiude la festa ufficiale: “Repressione inaccettabile”

“Questo episodio dimostra come la Questura si stia trasformando in emanazione diretta al servizio di una classe politica violenta e che mira a cancellare i diritti di tuttə”. Ecco quello che è successo a Catania sabato notte.

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Sabato pomeriggio migliaia di persone hanno invaso Catania per il Pride cittadino, dando vita ad una straordinaria e pacifica manifestazione di Orgoglio e rivendicazioni, con le Karma B splendide madrine della sfilata. Tutto si è svolto regolarmente, senza problemi di alcun tipo, fino a quando è calata la sera, con l’evento conclusivo del Catania Pride presso la discoteca Blu. Un evento che la polizia ha fatto chiudere alle 3 di notte, applicando la rigida osservanza del regolamento comunale, ma con gli altri locali della spiaggia liberi di andare avanti con la musica fino all’alba.

A denunciare il fatto gli organizzatori, che hanno parlato di un’ “incredibile e inspiegabile comportamento della Questura“, un “attacco inaccettabile” che “rappresenta un grave atto di repressione e discriminazione. Questo episodio dimostra chiaramente come la Questura si stia trasformando in emanazione diretta al servizio di una classe politica violenta e che mira a cancellare i diritti di tutti e tutte“.

Ma cosa è successo di preciso a Catania, sabato notte?

Con grande stupore, abbiamo assistito a un enorme dispiegamento di forze dell’ordine durante l’evento, vessatorio e minaccioso, dalla schiera di camionette piene di poliziotti fino alle imbarcazioni della Guardia Costiera pattuglianti il mare, di cui non ci spieghiamo la presenza, dal momento in cui risultano invece assenti in vere situazioni di reale emergenza“, hanno denunciato gli organizzatori.

Questa mostruosa dimostrazione di potere è completamente sproporzionata e irragionevole per un evento pacifico come la serata del Pride; a maggior ragione, se si vuole sottolineare che i nostri eventi sono sempre stati privi di incidenti e sempre rivolti allo svolgimento sereno della manifestazione. È evidente che la Questura ha messo in atto una discriminazione e una repressione mirate contro il Catania Pride. Mentre agli altri locali della Playa di Catania è stato concesso di continuare le loro attività fino alle ore 6, i partecipanti all’evento del Pride sono stati obbligati a terminare l’evento alle ore 3. Questo trattamento discriminatorio è assolutamente inaccettabile e denota una volontà di reprimere e soffocare l’espressione della comunità LGBTQIA+”.

A detta degli organizzatori del Catania Pride, “la presenza massiccia di agenti di polizia e di unità della Guardia Costiera è stata chiaramente finalizzata a intimidire i partecipanti e a creare un clima di paura e oppressione. Questo atteggiamento autoritario non ha posto in una società democratica, perché sappiamo che mira a sopprimere le nostre voci quando le alziamo per protestare contro le ingiustizie di questo Stato e di questa politica. È evidente che la Questura sta agendo come uno strumento di repressione politica, mettendo in atto tattiche intimidatorie per sminuire l’importanza e l’impatto dell’evento conclusivo del Catania Pride, momento in cui la comunità LGBTQIA+ si riunisce sia per divertirsi ma anche per finanziare lo svolgimento del Catania Pride stesso, e senza il quale si viene a creare un danno proprio alle nostre rivendicazioni. Attaccare l’evento conclusivo significa attaccare proprio il Pride e l’autofinanziamento della nostra manifestazione politica, mentre si strizza l’occhio a chi finanzia il malaffare e il benessere di pochi“.

Un atteggiamento che gli organizzatori del Catania Pride hanno definito “vergognoso“, chiedendo “un cambio radicale nella mentalità delle forze dell’ordine e della classe politica che le controlla. Abbiamo scelto il nostro slogan annuale, “Polpo di stato”, proprio perché da un termine siciliani usato per discriminare la comunità LGBTQIA+ (puppu, polpo) abbiamo voluto denunciare la violenza istituzionale e di Stato a cui siamo costantemente soggetti, e di cui ieri abbiamo avuto prova ancora una volta”.

Una “reazione repressiva e discriminatoria“, concludono gli organizzatori, da condannare, con “i responsabili tenuti a rispondere delle loro azioni. Noi ci mobiliteremo subito a riguardo: la nostra lotta per l’uguaglianza e la libertà continua riprendendoci diritti, spazi, strade e piazze, nonostante gli atti repressivi delle autorità. IL PRIDE CONTINUA!”.

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