Una squadretta omicida per la Squadra Omicidi. Un serial killer che usa lo strumento triangolare del geometra per sgozzare le sue vittime, tutte abitanti nello stesso condominio. Una serie di donne dalla personalità sopra le righe che non fanno in tempo a rimpallarsi il ruolo di sospettata numero uno per diventare cadavere. Sono le premesse di uno dei film ‘scult’ della stagione, il thriller erotico ‘Cattive inclinazioni‘ di Pierfrancesco Campanella.
Da non perdere non perché fa sobbalzare dalla sedia per lo spavento quanto piuttosto per le risate, un delirante mix di trash, pornosoft e grottesco che fa pensare al peggior Fulci. Tra le indagate spunta persino una esagitata Eva Robin’s sull’orlo di una crisi di nervi nel ruolo di Nicole Cardente, cantante lesbica in declino con capello cofanato ad alveare che pur di apparire nello show televisivo della giornalista Laura Melli organizza una messa in scena per far credere di esser perseguitata dal killer.
Complice del piano la sua amante Ottilia (Elisabetta Cavallotti, nuovamente lesbo dopo ‘Guardami’ di Ferrario) che tra una pomiciata saffica e l’altra non disdegna la compagnia del tenebroso sadomasochista dal nome di statuetta Premio Politano con passato da psicolabile e studente di architettura, candidato ideale per essere il capro espiatorio delle indagini.
Indagini condotte dal commissario Rita Facino, ovvero l’ex miss Italia nonché conduttrice di ‘Sipario’ (sigh!) Mirka Viola, che detesta il procuratore Visconti poiché vuole toglierle il caso visto che non arriva a nessuna conclusione (che novità). E che dire di una rediviva Florinda Bolkan mostruosamente truccata da sciattona nei panni dimessi di una pittrice nevrotica mentre ricatta una ex allieva tossica con problemi di debiti (l’Elisabetta Rocchetti de ‘L’imbalsamatore‘) facendo cadere i sospetti su di lei? Già stracult il cameo di Franco Nero nei panni di un ex magistrato barbone che pontifica per strada e la scena in cui Eva Robin’s si slingua una donna vestita da uomo spuntata dal nulla per dispetto nei confronti dell’amante/fidanzata.
Dialoghi sotto il grado zero della banalità, da “Io ho un alibi di ferro!” a “Adesso la città potrà dormire sonni tranquilli”. Canagliata massima nei confronti dello spettatore persino il finale/non finale con ultima squadrettata orizzontale al sugo di pomodoro. Riassumibile in sintesi col titolo del primo film dello stesso regista: ‘Strepitosamente… flop’.