Cecenia, condannati due fratelli queer in un processo farsa

Salek e Ismail sono vittime di accuse false, perseguitati per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, anche in relazione al loro reale o percepito orientamento sessuale e alla loro identità di genere.

Cecenia, condannati due fratelli queer in un processo farsa - Salek Magamadov Ismail Isayev - Gay.it
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Mentre il mondo guarda con allarme all’annunciata invasione russa dell’Ucraina, in Cecenia il tribunale distrettuale di Achkhoy-Martan ha condannato i fratelli Salekh Magamadov, 21 anni, e Ismail Isayev, 19 anni, per “complicità con formazioni armate illegali”. Accuse totalmente false, secondo gli attivisti LGBTQ, perché i due fratelli sono stati a lungo imprigionati unicamente perché appartenenti alla comunità.

Magamadov ha ricevuto una condanna a otto anni, uno dei quali da trascorrere in carcere e ben 7 in una colonia penitenziaria di regime, mentre Isayev è stato condannato a sei anni, da trascorrere interamente in una colonia.

Secondo il tribunale ceceno i due fratelli avrebbero contrabbandato “generi alimentari” al presunto militante Rustam Borchashvili. I due fratelli si sono dichiarati non colpevoli e hanno accusato il regime ceceno di essersi inventato tutto a causa del loro orientamento sessuale e delle loro opinioni politiche. Se uno dei due è gay, l’altro è transgender, come riportato da Amnesty. Nel 2019 un agente di polizia aveva incarcerato Isayev per 10 giorni, solo e soltanto perché aveva trovato l’immagine di una bandiera rainbow sul suo cellulare.

Le autorità cecene hanno poi nuovamente rapito Isayev nell’aprile del 2020, quando aveva appena 16 anni, perché moderatore di un canale Telegram critico nei confronti del regime ceceno. Dopo essere stato torturato, Isayev è stato costretto a “scusarsi” davanti alle telecamere. Nel luglio del 2020, Russian LGBT Network ha fornito ai due fratelli un appartamento nella città di Nizhny Novgorod, nella Russia centrale, con l’intenzione di chiedere per loro asilo politico in un altro Paese. Ma la polizia cecena ha rapito i due fratelli e li ha riportati con la forza in Cecenia nel febbraio del 2021.

La Corte europea dei diritti dell’uomo aveva chiesto alle autorità russe di adottare misure urgenti per garantire che Salekh Magamadov e Ismail Isaev avessero accesso immediato e senza impedimenti a un avvocato di loro scelta e alle visite dei loro familiari. Ma la richiesta è stata ignorata.

Gran parte delle  accuse in tribunale si sono basate su due cosiddette “confessioni” che i fratelli sono stati costretti a scrivere nei “due mesi di inferno” passati in carcere. In quelle “confessioni” ammettono di aver consegnato prodotti a Borchashvili nel giugno del 2020. Borchashvili è stato successivamente ucciso dalle forze di sicurezza nell’ottobre del 2020 nell’ambito di un’operazione di antiterrorismo.

Gli avvocati dei due fratelli hanno sottolineato come non ci siano prove oggettive della loro colpevolezza, accusando il tribunale di aver messo in piedi un processo contraddistinto da “testimonianze incoerenti e contraddittorie dei testimoni dell’accusa”.

Il verdetto del tribunale ceceno è un crimine contro il buon senso“, ha affermato Miron Rozanov del Crisis Group NC SOS. “Salekh Magamadov e Ismail Isaev sono innocenti. Il loro caso è stato completamente inventato. Salekh e Ismail sono prigionieri politici. Incredibilmente resilienti e coraggiosi, sono innocenti e dovrebbero essere rilasciati immediatamente“.

Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, ha aggiunto: “Salekh Magamadov e Ismail Isaev devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente”. “Non avrebbero mai dovuto essere accusati. Appartenere alla comunità LGBTI in Cecenia, o in qualsiasi altro luogo, non è un crimine. Nessuno dovrebbe essere trattenuto per il proprio orientamento sessuale, la propria identità di genere o per aver criticato le autorità. Il loro calvario deve finire ora.”

Questa scioccante sentenza del tribunale ceceno arriva dopo oltre un anno di detenzione preventiva, durante la quale i due giovani LGBT+ sono stati torturati e minacciati di omicidio d’onore. Questo caso, dichiarato politicamente motivato dal gruppo russo per i diritti umani “Memorial”, mostra chiaramente che la persecuzione delle persone LGBT+ in Cecenia è ancora dilagante e le vite LGBT+ sono a rischio costante“, ha dichiarato Yuri Guaiana, Senior Campaigns manager di All Out.

Ngli ultimi 5 anni attivisti, giornalisti e sopravvissuti hanno accusato il governo ceceno di aver arrestato, torturato e ucciso decine di persone LGBT+. Nel 2017, il quotidiano Novaya Gazeta ha riferito che più di 100 uomini gay sono stati detenuti e almeno tre di loro uccisi. La polizia ha torturato loro con delle scariche elettriche, chiedendogli di rivelare i nomi dei propri eventuali fidanzati e nomi della comunità LGBTQ+ cecena, come rivelato dai sopravvissuti a Human Rights Watch. Anche i familiari dei detenuti sono stati spesso torturati. A fine 2021 vi abbiamo raccontato la storia di Salman, deportato e massacrato per presunta omosessualità.

Ramzan Kadyrov, leader ceceno, ha negato l’esistenza del cosiddetto “omocausto ceceno”, sottolineando come non si possano “arrestare o reprimere persone che semplicemente non esistono”. “Se queste persone esistessero in Cecenia, le forze dell’ordine non dovrebbero preoccuparsi di loro, poiché i loro stessi parenti avrebbero già pensato ad ucciderle“.

La Russia di Vladimir Putin ha sposato questa agghiacciante teoria, sottolineando come le ‘purghe cecene’ siano pura invenzione giornalistica, perché in Cecenia non esistono omosessuali.

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