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Il ciclismo inglese scende in pista contro l’omotransfobia: “non è accettabile nel nostro sport”

Clay Davies, ciclista gay dichiarato, ha denunciato insulti omofobi ricevuti da colleghi nel pieno delle corse. Ora si muove il governo inglese.

Il ciclismo inglese scende in pista contro l'omotransfobia: "non è accettabile nel nostro sport" - Clay Davies - Gay.it
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British Cycling ha pubblicamente condannato l’omofobia e la transfobia nel mondo del ciclismo inglese. Brian Facer, amministratore delegato dell’organo di governo britannico per lo sport, ha dichiarato che è “profondamente preoccupante” leggere nelle “ultime settimane” dell’odio anti-LGBT+ incontrato da “alcuni dei nostri compagni ciclisti”.

Facer ha precisato che British Cycling ha contattato le persone interessate, chiedendo da dove arrivassero questi insulti. Facer ha ammesso che l’organizzazione deve essere “più inclusiva e deve diventare diversificata come la stessa Gran Bretagna”, insistendo sul fatto che British Cycling è impegnata nella lotta all’omofobia e alla transfobia.

Ha spiegato che il codice di condotta del British Cycling “offre protezione contro i comportamenti discriminatori” e ha concesso all’organo di governo il potere di espellere qualsiasi membro per contrastare la discriminazione.

Ma nonostante ciò, Facer ha riconosciuto che British Cycling dovrebbe fare di più, perché l’odio omotransfobico si è insinuato anche nel mondo del ciclismo. Ha detto che un “numero di persone” si è “coraggiosamente fatto avanti per condividere le proprie esperienze”, ma l’organizzazione non l’ha visto “tradursi in lamentele formali”. In tal senso, ha affermato che British Cycling non è stata in grado di “indagare e intraprendere le azioni appropriate” per affrontare l’odio anti-LGBT+.

Dobbiamo fare di più per capire perché ciò non sta accadendo, ma volevo cogliere l’occasione per dirlo: l’omofobia e la transfobia non sono accettabili nel nostro sport.

Combattere l’omofobia e la transfobia è un dovere “che dobbiamo condividere tutti”, ha tuonato Facer. “Tutti coloro che hanno a cuore il nostro sport devono assumersi questa responsabilità ed è fondamentale che tutti noi che abbiamo a cuore il ciclismo agiamo ogni volta che sentiamo l’omotransfobia, ogni volta che la vediamo”. Questa netta dichiarazione arriva poche settimane dopo le parole del ciclista britannico Clay Davies, che ha criticato British Cycling per non aver fatto abbastanza per eliminare l’omofobia nel ciclismo. Davies, che ha dichiarato pubblicamente di essere gay all’inizio di quest’anno, ha detto a British Continental di aver assistito a “calunnie omofobe lanciate in corsa” dai ciclisti durante i campionati su strada, un paio di anni fa. Davies ha ricordato che gli insulti omofobi non erano “solo battute”, aggiungendo che il tono era decisamente “cattivo”.

In una successiva intervista con il podcast Quicklink che British Cycling, Davies ha etichettato British Cycling come datato, rimasto a “10 anni nel passato” se non “probabilmente di più, a voler essere brutalmente onesti”. A suo dire il British Cycling avrebbe bisogno di “ricominciare da zero”, dando vita ad una sorta “tavola della diversità”. “Ma a meno che il pregiudizio LGBTQ+ non sia in cima alla lista delle priorità e collegato a finanziamenti e sponsor”, allora tutto questo non cambierà mai.

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