Gentile Presidente, Le scriviamo per segnalarle l’impossibilità di proseguire l’esame, presso la Commissione giustizia, del disegno di legge n. 2005.
Inizia così la lettera oggi inviata alla presidente del Senato Elisabetta Casellati dai capigruppo di Pd, M5S, Leu e Autonomie. Pesa più di mille parole e fa rumore l’assenza di Italia Viva, da settimane in prima linea nel chiedere modifiche al DDL Zan.
“Il Presidente della Commissione, senatore Ostellari, fin dall’inizio dell’esame del disegno di legge, ha adottato comportamenti palesemente ostruzionistici in aperta violazione del suo ruolo e delle sue funzioni di garanzia, impedendo il funzionamento della Commissione e l’inizio dell’esame del provvedimento per ben quattro mesi rendendo, a tal fine, necessaria una votazione a maggioranza sul testo già approvato dalla Camera dei deputati“, hanno scritto nella lettera Simona Malpezzi, Ettore Licheri, Loredana De Petris e Julia Unterberger.
In primis, il Presidente Ostellari ha nominato se stesso Relatore del provvedimento pur avendo esternato pubblicamente la sua forte contrarietà al disegno di legge in esame, in modo assolutamente improvvido e inopportuno, forzando le buone prassi istituzionali nel rapporto tra il Presidente e i componenti della Commissione. A conferma della volontà ostruzionistica del Presidente Ostellari, si segnala che il medesimo ha ammesso la richiesta di ben 210 audizioni, diminuite poi a 170, e che, nonostante le reiterate richieste dei senatori di diversi Gruppi parlamentari di rendere noto in seduta l’elenco degli audendi per procedere ad una selezione consensuale – come solitamente avviene in questi casi – abbia tenuto ‘segreto’ l’elenco per circa 10 giorni fino alla seduta del 25 maggio 2021.
Elenco tristemente noto, vista la presenza di religiosi e conclamati omofobi al suo interno. “Per tutti i motivi esposti, qualora il Presidente Ostellari continuasse ad adottare comportamenti palesemente ostruzionistici e pretestuosi, impedendo alla Commissione l’esame del disegno di legge in oggetto e non riducendo a una settimana la durata delle audizioni, nonché la conclusione dello stesso affinché il provvedimento possa essere esaminato dall’Assemblea nella prima settimana di luglio, Le preannunciamo che ci troveremo costretti a chiedere la convocazione di una Conferenza dei Capigruppo che abbia ad oggetto la calendarizzazione del disegno di legge n. 2005″. “Per la stima che nutriamo nei Suoi confronti, confidiamo che adotterà tutte le iniziative necessarie a consentire il corretto svolgimento dei lavori della Commissione, nel rispetto del Regolamento del Senato, delle prerogative dei parlamentari e della correttezza istituzionale“.
La speranza è che la presidente del Senato si faccia sentire in Commissione Giustizia, se non fosse che il rischio pantano sia sempre dietro l’angolo. Per ‘smaltire’ 170 audizioni, con una previsione di 4 audizioni a settimana, ci vorranno quasi 5 mesi. Approdare direttamente in aula senza relatore, attraverso l’articolo 77 del regolamento che lo consente, è probabilmente la strada più rischiosa ma al tempo stesso più rapida. Anche perché con o senza eventuale intervento della presidente Casellati, la Lega firmata Salvini, Ostellari e Pillon ha ampiamente fatto intendere che farà tutto quanto è in suo possesso per ammazzare il DDL Zan.
Nel frattempo Alessandro Zan ha chiesto via social a Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, come mai non abbia “firmato la lettera sottoscritta da PD-M5S-LeU-Autonomie per portare il ddl in Aula entro i primi di luglio? 170 audizioni affosseranno la legge, IV invece alla Camera l’ha voluta fortemente. Che succede?“.