A fine anni Ottanta la comunità LGBTQIA+ inglese chiedeva a gran voce l’uguaglianza ed era supportata da circa il 75% della popolazione, secondo i sondaggi dell’epoca. I gruppi di donne lesbiche e uomini gay iniziavano a farsi sentire anche per le strade, marciando per i propri diritti e chiedendo al governo, con Margaret Thatcher come Primo Ministro, leggi che li difendessero. I tradizionalisti e conservatori non vedevano di buon occhio la sempre più crescente presenza di persone queer nei luoghi pubblici, né tantomeno che mostrassero i loro sentimenti per le strade.
La risposta del governo allora arrivò nel 1988, con una legge inserita nel Local Government Act: la famigerata Sezione 28. È difficile trovare nell’intera storia inglese una legge più controversa e omofoba, quella che fu anche la risposta di Margaret Thatcher a tutti coloro che sostenevano come il diritto di essere gay fosse inalienabile. La Sezione 28, di fatto, vietava la “promozione dell’omosessualità” in tutto il Regno Unito.
Dall’annuncio l’anno precedente e per tutto il 1988, durante le discussioni, fino all’approvazione nel mese di maggio, ci furono proteste come mai prima in tutto il Regno Unito. I mancuniani, come vengono chiamati gli abitanti di Manchester, presero le strade della città in quella che fu la più grande protesta LGBTQIA+ fino ad allora nel Paese e altre manifestazioni vennero organizzate in molte città. Ma quelli erano anche gli anni del punk ribelle e nessuno, allora, andò in direzione più “hardocore” delle donne lesbiche.
Due furono gli eventi che passarono alla storia. La sera del 23 maggio, il giorno in cui venne definitivamente votata la legge, un gruppo di attiviste lesbiche capitanate da Booan Temple fece irruzione negli studi di BBC News, interrompendo la diretta delle sei di pomeriggio in cui Sue Lawley stava dando notizia della legge appena votata. Non appena il telegiornale andò live, le donne corsero nello studio, indossando magliette con scritto “Stop the Clause”, “Fermate la Sezione”.
Ma mesi prima, a febbraio, un altro eclatante gesto sconvolse l’opinione pubblica e si costituì come una delle proteste più memorabili. In Parlamento, nella House of Lords, si stava svolgendo una votazione preliminare della Sezione 28. Nei giorni antecedenti, un altro gruppo di attiviste, tra cui Sally Francis, aveva architettato un piano per protestare direttamente all’interno della Camera se il voto dovesse essere stato positivo.
Quello che si consumò nella House of Lords fu storico: dieci donne avevano assistito alla votazione, quattro di loro erano salite sulle balconate, pronte a tendere dei resistenti fili da biancheria per permettere alle altre di appendervisi sopra. Un gesto teatrale il cui obiettivo era catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla Sezione 28 e la sua disumanità. La vicenda non finì nel migliore dei modi: le attiviste vennero sbattute fuori dal Parlamento e arrestate e portate in una cella nel Big Ben.
Ironicamente vennero rilasciate dopo sei ore: la polizia non sapeva cosa fare perché, teoricamente, non avevano commesso alcun reato. Le colleghe che erano riuscite a non farsi arrestare avevano già raccontato tutto alla stampa, anche se i giornalisti faticavano a credere che fossero riuscite davvero ad introdursi nella House of Lords.
La Sezione 28 rimase in vigore anche più del dovuto, per 15 anni: venne abrogata solo nel 2003. La storia delle sue proteste, tuttavia, rimane materiale da leggenda.
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