Qualche mese fa il Nevada è stato il primo stato americano a legalizzare la prostituzione, e inevitabilmente i riflettori si sono accesi su Romeo Markus, il primo prostituto legalmente riconosciuto negli USA. Tuttavia Markus ha appena annunciato che cambierà lavoro, perché in circa tre mesi di attività ha avuto meno di dieci clienti! Come è possibile? Al di là del suo aspetto (che può piacere o meno), Romeo Markus si è tirato la zappa sui piedi in almeno tre modi: in primo luogo ha detto chiaro e tondo che era un prostituto per sole donne e che "il suo didietro non è in vendita", in secondo luogo si proponeva come un prostituto e non come un accompagnatore (o "escort" come di dice oggi), in terzo luogo riceveva presso una casa d’appuntamenti. Evidentemente dava per scontato che, legalizzata la prostituzione, le donne avrebbero adottato i temi e i modi degli uomini che affittano le prostitute per una sveltina. A quanto pare Markus non conosce bene la psicologia femminile e , soprattutto, ha sottovalutato l’importanza della clientela gay, senza contare che negli USA la prostituzione maschile tradizionalmente si pratica in maniera "non ufficiale".
Infatti, siccome il sesso a pagamento è illegale e il servizio di "accompagnamento" no, se qualcuno si propone come accompagnatore è quasi impossibile dimostrare che gli eventuali rapporti sessuali consumati col cliente rientravano nel pacchetto di servizi concordati. Per questo i siti e le agenzie di escort prolificano senza problemi, e da quattro anni a New York si tengono anche gli Hookie Awards, ovvero i premi internazionali per i migliori escort gay, votati tramite internet. La manifestazione, promossa dal sito rentboy.com (che fa da agenzia per 13403 professionisti!), anche quest’anno ha avuto un grande successo, con settantatré escort in gara per dodici categorie (dal miglior blogger al miglior attivo) e, poiché nessuno è profeta in patria, il premio per il miglior fondo schiena è andato all’italianissimo Alex Baresi (noto ai più per i suoi video hard con la Titanmedia). Vincitore del titolo di Mr. International Escort, invece, è stato il latino Gio (che ha vinto anche Mr. Escort New York e Mr. Escort "ragazzo ideale"), che ha confermato il trend estetico degli ultimi anni: macho latino, atletico e villoso.
Da notare che, perlomeno negli USA, gli escort gay sono una realtà sempre più visibile (molti di loro sono anche porn performer), segno evidente che la maggior parte di loro non intraprende questa strada per disperazione, non si vergogna di ciò che fa e – a torto o a ragione – pratica questa professione a testa alta. Merito anche di un’industria dell’hard che ha saputo sdoganare ampiamente il sesso gay presso la comunità omosessuale, divenendo sempre più rilevante nella cultura gay pop degli ultimi anni. Probabilmente è anche per questo che David Leddick, vero e proprio guru della fotografia omoerotica e autore di saggi che hanno fatto la storia della cultura gay, ha voluto dedicare il suo ultimo libro fotografico proprio agli escort (intitolandolo semplicemente “Escort”), raccogliendo le foto e le testimonianze di quaranta liberi professionisti del sesso. Questo rappresenta un ulteriore sdoganamento dell’omoerotismo e del mestiere più antico del mondo? Difficile dirlo, ma non si può negare che rispetto a qualche decennio fa le cose siano decisamente cambiate. Gli escort che oggi vanno per la maggiore, perlomeno presso la moderna comunità gay occidentale, non hanno quasi nulla in comune con i "ragazzi di vita" di una volta.
Non sono ragazzini sbandati, non si improvvisano, non trascurano la salute e la forma fisica e sono capaci di soddisfare esigenze di tutti i tipi (dai massaggi al sesso estremo, senza trascurare la disponibilità a fare quattro chiacchiere e a mettere a proprio agio il cliente sotto tutti i punti di vista). D’altra parte se un escort professionista, nonostante la concorrenza, può permettersi certe tariffe un motivo deve pur esserci. Ovviamente, se da una parte c’è il mondo degli escort, dall’altra permane un sottobosco di prostituti più o meno occasionali (spesso alimentato da disperati, immigrati e tossicodipendenti), e da clienti che – non volendosi compromettere o non potendo spendere troppo – preferiscono ricorrere a un tipo di prostituzione più abbordabile e discreta, che però non offre alcun tipo di garanzia (come ci ricorda molto spesso la cronaca nera). Ovviamente siamo distanti anni luce dal mondo degli Hookie Awards, ma d’altra parte per un omosessuale che nasce e cresce in una società tendenzialmente sessuofoba e omofoba (come quella italiana, ad esempio) è molto difficile comprendere che anche nella prostituzione maschile – così come nelle relazioni gay in senso lato – bisogna fare tutti i distinguo del caso.
di Valeriano Elfodiluce
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