In Italia oggi l’orientamento sessuale è ancora causa di esclusione dal servizio militare. Per quanto a molti questo possa far comodo per evitare il servizio di leva, è pur sempre una chiara discriminazione. Quando, fra pochi anni, anche l’esercito italiano diventerà un esercito professionale, gli e le omosessuali che desiderano servire sotto le armi, potrebbero essere ancora discriminati.
Diverso è quel che accade in Francia. E’ di questi giorni l’uscita nelle sale cinematografiche parigine del film
La Legione Straniera però fa storia a sé, mentre il resto dell’esercito francese ha assunto un atteggiamento ben diverso. Infatti è prevista per il 2003 la cessazione definitiva della coscrizione obbligatoria trasformando l’esercito di leva in esercito professionale. Lo stato maggiore vuole costruire un esercito che sia lo specchio del paese, con soldati di destra e di sinistra, un’armata impregnata di modernità e democrazia, che non sia influenzata dalle alterne vicende politiche. In questo quadro si inseriscono le chiare aperture democratiche dell’esercito e l’intervista rilasciata al giornale omosessuale
Forse è per non doversi nascondere, e poter rispondere a chi chiedesse “cos’hai fatto questo week-end?”, “sono stato col mio ragazzo/a”…
“Sono certo che ci sono dei ragazzi che lo raccontano ai loro compagni, e credo che la cosa non arrivi mai all’orecchio del comandante. D’altra parte, quello o quella che arriva da noi a bandiere spiegate annunciando “Sì, sono omosessuale”, e che lo fa in maniera un po’ militante, allora rischia di perturbare gli equilibri. E’ nel fare militanza che non si rispetta più la regola, la separazione tra vita privata e vita professionale. Se lui o lei racconta: “Questo week-end sono stato al Gay Pride”, bene, nessun problema. Ma se lui o lei annuncia: “Sono omosessuale e intendo essere riconosciuto come tale” allora è chiaro che questo rischia di porre dei problemi”.
Fino a dove ci si può spingere in questo senso? Si può immaginare la creazione d’un gruppo gay nell’esercito?
“Non ne vedo i motivi. Non ci sono associazioni di donne (N.d.A. l’esercito francese ha un 10% di soldatesse). Se si entra in un sistema detto “militante” si può passare molto rapidamente ad un problema di molestie. Noi siamo molto vigili rispetto alle molestie sessuali. Qualcuno che approfitti dei suoi galloni per rendere la vita difficile a una ragazza sottoposta ai suoi ordini, è sanzionabile. Si può benissimo immaginare i vantaggi che sarebbe tentato di trarre un omosessuale, che sia un militante nel sistema di cui vi ho detto, e che abbia raggiunto un grado importante. E’ una questione molto complicata”.
Siete pronti ad accordare lo stesso trattamento e le stesse indennità economiche alle coppie unite civilmente come a quelle sposate?
“Non sono un esperto dei PaCS, ma credo che ci dovranno essere dei decreti applicativi. Se, sul piano legislativo, chi è unito civilmente ottiene le stesse cose di chi è sposato, di certo noi seguiremo la stessa regola”.
Concedere un’intervista ad un giornale gay, non è un modo di dire che tutti sono benvenuti nell’esercito?
“Sì, certamente. L’esercito di terra, come lo stiamo costruendo, vuole essere l’emanazione della Nazione. Si ha bisogno di reclutare ragazzi e ragazze per 400 corpi di lavoro differenti. Ed è l’esercito che farà dei grandi soldati. Non cerchiamo di reclutare dei tipi che sono stati cresciuti dall’età di 4 anni sotto i colori della bandiera blu-bianca-rossa. Non abbiamo bisogno di quello. Ma di ragazzi e ragazze che abbiano, verso l’esercito, un atteggiamento molto più freddo, e anche razionale. Il fatto che essi od esse siano omosessuali non ci riguarda”.
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