Dopo Matteo Salvini, ieri all’attacco della ministra dell’interno Luciana Lamorgese che ha annunciato l’imminente introduzione della semplice dicitura “genitori” sulle carte d’Identità elettroniche valide per l’espatrio per i minori di 14 anni, anche Fratelli d’Italia ha ovviamente voluto dire la sua. Attaccando a testa bassa in sella al classico belatrismo.
“In questo anno in cui sono triplicati gli sbarchi clandestini e la criminalità organizzata sta lucrando sulle difficoltà economiche degli italiani causati da una crisi economica senza precedenti, la preoccupazione più grande del governo è quella di togliere dalle carte d’identità la dicitura padre e madre, sostituendola con i tristemente famosi genitore 1 e genitore 2. Siamo basiti da quelle che sono le priorità di questa maggioranza che dimostra ancora una volta di ignorare i bisogni reali dell’Italia e degli italiani”, ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.
Peccato che “i tristemente famosi genitore 1 e genitore 2” non siano mai esistiti. Prima che l’allora ministro dell’interno Salvini introducesse nel 2019 le diciture “madre e padre”, facendo insorgere anche il Garante della Privacy, si poteva leggere sui documenti “1° e 2° genitore“. La ministra Luciana Lamorgese, tra le altre cose, ha precisato che “madre e padre” verranno sostituiti con il semplice “genitori o chi ne fa le veci“. Nè più, nè meno. Anche Maria Cristina Caretta, altra deputata di Fratelli d’Italia, ha così attaccato. “Per il ministro Lamorgese la priorità non è l’immigrazione fuori controllo, ma l’introduzione della dicitura genitore 1 e genitore 2 sulle carte di identità. Come se non bastassero i continui sbarchi dal nord Africa, il ministro dell’Interno ha ammesso oggi che gli arrivi di immigrati dalla rotta balcanica sono in aumento esponenziale rispetto al 2020 e conseguentemente sarebbe stato lecito aspettarsi dalla Lamorgese l’annuncio di misure più stringenti nel contrasto al business legato all’immigrazione. Una legittima aspettativa immediatamente disillusa da questo Governo che ancora una volta dimostra di vivere su un altro pianeta, dove le battaglie ipocrite della sinistra vengono prima della tutela degli italiani e dei nostri confini”.
Un disco rotto puntualmente condito da disinformazione. Anche il leghista Simone Pillon, ovviamente, si è sentito in dovere di dire la sua: “Le priorità del governo in queste ore? tornare a “genitore 1 e 2” sulla carta d’identità. Quando l’ideologia prevale sulla realtà. Vergogna. I bambini nascono da una mamma e un papà“. Come se non esistessero proprio, tutti quei bimbi che hanno due papà e due mamme. Come se questi bimbi non meritassero uguale diritti, rispetto.
Di tutt’altro tenore, ovviamente, il commento di Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico che ha guardato anche all’incredibile crisi di Governo ieri sera certificata da Matteo Renzi: “La reintroduzione del termine “genitori” sulla carta di identità porrà fine a una intollerabile discriminazione, triste lascito del passaggio di Matteo Salvini al Viminale: sono felice che la Ministra Lamorgese lo abbia ribadito oggi alla Camera rispondendo a un’interrogazione”. “Già in luglio avevo rivolto una interrogazione alla Ministra, in Senato, in occasione della quale era stato annunciato l’avvio dell’iter che sta per avviarsi a conclusione. Mi auguro che si possa arrivare rapidamente all’adozione del decreto: non possiamo infatti dimenticare tutte quelle bambine e quei bambini che pur avendo due mamme o due papà sull’atto di nascita, magari in forza di sentenza di adozione, o per riconoscimento registrato da parte del Comune – non vedono riconosciuta quell’identità sui documenti, a causa dell’ostinazione ideologica e dello strumentale pregiudizio reso norma dall’allora Ministro Salvini. Mi auguro che nella risoluzione della crisi politica in atto si tenga adeguato conto del fatto che tra le molte iniziative in sospeso ce ne sono molte che riguardano i diritti, come questa o come l’approvazione della legge contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per rendere questo Paese più bello e più civile. Le soluzioni politiche e parlamentari non possono e non devono dimenticare l’urgenza di portare a casa risultati importanti come questi: dalla crisi sociale in atto si esce garantendo benessere economico, non c’è dubbio, ma anche occupandosi del riconoscimento di diritti e della felicità delle persone“.
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