Arte e letteratura hanno sempre dialogato tra loro, ma ultimamente questo binomio dà stimoli sempre più frequenti ai curatori di mostre interessati a reinterpretare quel “linguaggio degli occhi” che parole e immagini intrecciano per definizione. Si pensi infatti alla recente mostra Legami e corrispondenze dedicata a pittura e scrittori del ‘900 romano alla Galleria d’Arte moderna della Capitale. Ma l’incontro di queste modalità espressive in chiave queer è piuttosto inusuale, così la mostra Fuori! Artisti curata da Maurizio Bongiovanni, in corso presso la Fondazione Sandro Penna di Torino in via Santa Chiara 1, ha una sua intrinseca originalità. Si tratta infatti di 33 artisti chiamati a reinterpretare ciascuno un articolo pubblicato sulla storica rivista di cultura omosessuale ‘Sodoma’, edita dalla Fondazione tra il 1984 e il 1993, attraverso pitture, disegni, fotografie, sculture e installazioni.
“Sodoma” ha rappresentato un esperimento unico nel suo genere in Italia, di fatto il primo tentativo di trasferire sul piano culturale – ricerca storica e letteraria, critica d’arte – i temi peculiari del movimento di liberazione omosessuale, allora in cerca di radicamento nella società e nel costume.
«Un’idea nata da Angelo Pezzana e da me – ci spiega Enzo Cucco, uno dei cofondatori dello storico movimento lgbt “Fuori!” -. Sentimmo l’esigenza di avere un’espressione che raccogliesse i contributi dedicati alla storia e alla letteratura connessi alle tematiche lgbt ma anche un luogo dove si potesse iniziare a tradurre alcune delle cose più significative che venivano pubblicate all’estero. Erano gli anni ’80, di cultura gay non si parlava e non c’era Internet. Prima avevamo la rivista “Fuori!” ma era mista, trattava sia informazione che approfondimenti. In “Sodoma” abbiamo ospitato i primi lavori di Tondelli, Busi e Farinetti, i saggi dello storico Dall’Orto ma anche opere di poeti come Sandro Penna. Persino Tournier ha scritto un articolo per noi. Pubblicammo saggi di arte firmati da Italo Mussa e Michele Falzone del Barbarò. “Sodoma” era realizzata in tipografia e completamente finanziata dalla Fondazione in mille copie che spedivamo gratuitamente a casa ed era reperibile presso le librerie Feltrinelli. Rappresentava la naturale prosecuzione dell’attività della Fondazione. Scegliemmo apposta un titolo forte per richiamare una menzogna: i sodomiti nella Bibbia non sono gli omosessuali ma ‘gli inospitali’. Furono realizzati solo cinque numeri, il sesto rimase in cantiere».
«L’idea del curatore Maurizio Bongiovanni – continua Cucco – consiste nell’aver selezionato 33 artisti italiani, non necessariamente gay, assegnando a ciascuno di loro un articolo tratto da “Sodoma” da reinterpretare, e aver raccolto le loro opere. Alcuni artisti hanno anche scritto testi propri coi quali verrà pubblicato il sesto numero di “Sodoma” di cui c’è il menabò in mostra. “Sodoma” è stato l’avvio di un percorso che è sbocciato in tanti fiori diversi: la cultura omosessuale ha preso svolte differenti come la cultura queer, si sono sviluppati gli studi di genere anche se, come d’altronde nel resto dell’Europa, non è mai decollata un’operazione culturale sistematica come è invece avvenuto negli Stati Uniti».
La mostra è a ingresso libero e visitabile fino a domenica 10 novembre (ore 16-21). Sabato alle ore 18 il collezionista quasi novantenne Arturo Schwarz terrà un dibattito su “Arte e omosessualità”. Qui è possibile scaricare gratuitamente i primi tre numeri di “Sodoma” .
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