Gareth Thomas è una stella del rugby britannico la cui carriera è arrivata all’apice tra gli anni Novanta e Duemila. Ex capitano del Galles e campione d’Europa con il Tolosa, l’atleta è anche dichiaratamente gay e nel 2013 ha reso nota la sua relazione con Ian Baum. Thomas è però incappato in un tanto enorme quanto grave incidente di percorso.
Lo scorso mese, è giunta ai tabloid inglesi la notizia che Baum stava intentando una causa contro il compagno, chiedendo un risarcimento danni di 150mila sterline. Il motivo? Gareth Thomas è affetto da HIV. Come sappiamo il virus, che in fase avanzata porta all’AIDS, oggi si può, se non ancora curare, quantomeno controllare. Migliaia di persone nel mondo convivono quotidianamente con il virus, che influenza solo in parte le loro vite. È necessario, tuttavia, prendere alcune accortezze. Una di queste sarebbe la cortesia di informare il proprio partner della propria positività, in modo da non diffonderlo ulteriormente.
Questo è stato esattamente ciò che Gareth Thomas non ha fatto. Nonostante affermi che, quando la relazione tra lui e Baum sia iniziata, non aveva ancora contratto il virus, questo è comparso sicuramente dopo. Baum lo ha scoperto per caso, trovando un giorno un pacco di pastiglie chiamate GSK1. Il GSK1 è uno dei farmaci antivirali attualmente in uso per depotenziare la carica virale dell’HIV e tenere sotto controllo il suo aggravarsi.
Nonostante la ricerca continui a fare passi avanti e le conoscenze che possediamo sul virus, sulle sue conseguenze e sul modo di convivervi siano estremamente superiori ai decenni passati, lo stigma che circonda le persone che ne sono affette fatica ancora a svanire. Forse è per questo che, stando alle dichiarazioni di Ian Baum, Gareth Thomas ha assunto un comportamento coercitivo nei suoi confronti, cercando di controllarlo affinché non rendesse pubblica la sua positività.
Il motivo della cifra imponente richiesta da Baum è che anche lui, dopo la relazione avuta con Thomas, è risultato positivo all’HIV. La correlazione appare innegabile ma la situazione, resa in modo semplice, è questa: Thomas si è giustificato affermando che il compagno non ha mai chiesto informazioni sul suo stato di salute, mentre nel 2020 il rugbista è diventato volto e portavoce di una campagna contro lo stigma dell’HIV (vincendo anche il St Davis Award del Galles per il suo impegno) senza però aver mai reso noto di avere infettato anche il compagno.
Inutile dire che la cosa non è stata presa bene dall’opinione pubblica. Oltre a una carriera nello sport, negli ultimi anni Thomas è infatti diventato anche un volto televisivo e la sua vita è passata nuovamente sotto i riflettori. La reazione alle accuse è stata immediata. Attraverso un tweet l’atleta ha affermato: «Mi hanno sputato addosso per strada, chiamato… spargitore di AIDS, mi è stato detto che dovevo essere rinchiuso, che dovevo morire e molto peggio».
Ha poi continuato: «Sono a mio agio nella mia posizione e la mia difesa parla da sé. Continuerò a combattere queste accuse e continuerò con orgoglio il mio lavoro di advocacy imperterrito con la stessa passione di sempre».
La sua difesa si basa sul fatto che Baum non gli avrebbe mai chiesto se fosse positivo e che, se l’avesse fatto, non gli sarebbe stato nascosto. Gareth Thomas ha poi anche raccontato di essere stato spinto a parlare della sua sieropositività a seguito di pressioni esercitate da collaboratori e media.
Il processo tra Gareth Thomas e Ian Baum è appena iniziato ma, almeno a livello mediatico, il suo verdetto pare essere già stato emesso. Le dinamiche nei rapporti tra i due sono certamente per lo più sconosciute e solo i diretti interessati conoscono veramente i fatti. Resta l’amarezza del perché Baum si sia convinto soltanto ora di compiere l’azione legale. Ma sappiamo bene che è difficile discernere il giusto e lo sbagliato nelle dinamiche di coppia.
In ogni caso, l’aver tenuto nascosto la propria sieropositività è un gesto che non può non essere giudicato. Non quando un’intera comunità sta combattendo affinché l’esatto contrario accada per arginarne la diffusione.
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