TEHERAN – Un arresto di oltre 80 persone collegate con la comunità omosessuale iraniana è stato denunciato e reso pubblico dall’Iranian Queer Organization(IRQO). Secondo quanto riportato dall’associazione la sera del 10 maggio le forze dell’ordine avrebbero fatto irruzione in un’abitazione a Isfham, la terza città della Repubblica Islamica dell’Iran, situata a 300 km a sud della capitale Teheran. Era in corso la festa di compleanno di un uomo di nome Farhad, che un gruppo di poliziotti ha picchiato e arrestato, arrestando poi anche i suoi genitori e tutti i presenti. Stando ai testimoni che hanno raccontato telefonicamente quanto accaduto il gruppo di agenti avrebbe fatto abbondantemente uso di bastoni durante l’arresto. "Ero andato a comprare un regalo per Farhad per cui sono arrivato tardi alla festa" ha raccontato Peyman. "Non appena sono arrivato nella sua via ho visto che c’erano auto della polizia ovunque; tutti i miei amici sono stati arrestati e ho visto sette o otto poliziotti usare su di loro i bastoni. Per paura della solita punizione per aver preso parte a una festa un paio di loro sono saltati giù dal secondo piano ed erano i brutte condizioni. Anche la famiglia di Farhad è stata posta in arresto e tutti sono stati portati via e presi in custodia. Tutti i cellulari sono spenti e non abbiamo informazioni riguardo alla situazione dentro la prigione."
Un altro testimone, Kia, racconta che i loro vestiti erano imbrattati di sangue. La mattina dopo gli arrestati sono stati portati in tribunale e poi rimessi in prigione e la corte non permette alla famiglie degli arresti di poterli vedere e neanche consente rilasci temporanei su cauzione. Gli arrestati sono uomini e donne e l’organizzazione ha ricevuto ulteriori notizie, domenica 13, che erano stati sottoposti a tortura nella prigione di Isfahn e che i loro conoscenti temono per le loro vite. Stando a quanto riferito da IRQO questo tipo di arresti in passato di è poi tradotto in ancora più vasti arresti, a seguito di nomi rivelati a seguito di maltrattamenti durante l’incarcerazione. Le notizie arrivate a IRQO tramite testimonianze telefoniche sarebbero poi state confermate anche da messaggi email, di persone preoccupate per le condizioni degli arrestati.
La legge coranica prevede la condanna a morte per il reato di sodomia consensuale, in quanto contrario all’etica coranica, a meno che l’imputato non sia riconosciuto come malato di mente. I gay condannati alla pena capitale sono considerati "nemici di Dio" e una tale accusa può anche essere usata strumentalmente come forma di persecuzione politica.
(RT)
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