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Germania, attivisti LGBTQIA+ chiedono modifica costituzionale a protezione delle persone queer

“Costituzione per tutti” il nome dato all’iniziativa, trainata da una bandiera arcobaleno di 400 metri davanti il parlamento federale tedesco.

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Germania, attivisti LGBTQIA+ chiedono modifica costituzionale a protezione delle persone queer - Germania bandierone rainbow davanti il Parlamento per chiedere protezione costituzionale per le persone queer - Gay.it
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L’articolo 3 della costituzione tedesca sottolinea come “tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge“, per poi specificare che “nessuno può essere discriminato o favorito per il suo sesso, per la sua nascita, per la sua razza, per la sua lingua, per la sua nazionalità o provenienza, per la sua fede, per le sue opinioni religiose o politiche. Nessuno può essere discriminato a causa di un suo handicap“.

A mancare, almeno in modo esplicito, sono le persone LGBTQIA+.

Anche per questo motivo nella giornata di ieri decine di attivisti LGBTQIA+ si sono trovati davanti il Bundestag di Berlino, parlamento federale tedesco, con la più grande bandiera rainbow del Paese, lunga circa 400 metri.

Vorremmo richiamare l’attenzione sulla mancanza di protezione costituzionale per le persone queer in Germania e chiedere la modifica dell’articolo 3, paragrafo 3 della Legge fondamentale per la protezione dell’identità sessuale e di genere“, hanno precisato gli organizzatori. Chris*tian Gaa, tra i fautori dell’iniziativa BASIC ACT FOR ALL (GFA), ha poi proseguito.

Quest’anno in Germania il 27 gennaio, giorno di commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo, abbiamo commemorato per la prima volta le vittime queer del regime nazista. Le caratteristiche di discriminazione già elencate nell’articolo 3 della Legge fondamentale sono figlie proprio di quella politica disumana e della persecuzione del nazionalsocialismo. Nonostante la loro sistematica persecuzione sotto la dittatura nazista, le persone queer non sono ancora menzionate nell’articolo 3. Dobbiamo cambiarlo. Tutti i partiti democratici sono chiamati a fare questo!”.

Il caso tedesco è particolare, perché va analizzato sul piano federale e su quello statale.

L’articolo 130 del Codice penale tedesco punisce con la detenzione “colui che, in maniera tale da disturbare la pace pubblica, incita all’odio o alla violenza contro elementi della popolazione o lede la dignità di altre persone attraverso insulti o offese”, “prevedendo una pena detentiva o una pena pecuniaria anche per chi commette gli stessi illeciti attraverso la diffusione di opere scritte”. Sebbene il Codice penale non faccia un esplicito riferimento al background omofobico di colui che perpetra il reato, nella definizione data all’articolo 130 rientra anche la discriminazione effettuata in ragione dell’orientamento sessuale. Anche per quanto riguarda le aggravanti non viene esplicitata l’omofobia, limitandosi ad un generico richiamo sulle motivazioni e finalità dell’atto, alle convinzioni e agli intenti del reo. Il più delle volte si fa riferimento a una legge generale “sulla parità di trattamento” che all’articolo uno prevede come scopo “prevenire o eliminare la discriminazione basata” anche su “identità sessuale”.

Nel settore dell’occupazione, dei beni e servizi, la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere è invece illegale in tutta la Germania. Alcuni stati hanno leggi specifiche anti-discriminazione (che includono l’orientamento sessuale e identità di genere), comprese le costituzioni di Berlino (dal 1995), Brandeburgo (dal 1992), Brema (dal 2001), Saarland (dal 2011) e Turingia (dal 1993).

Anche per questo motivo gli attivisti LGBTQIA+ tedeschi chiedono a gran voce una modifica costituzionale che coinvolga anche le persone LGBTQIA+.

 

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