Alla fine ha ceduto. Boris Johnson, da quasi 3 anni primo ministro inglese, si è dimesso. Negli ultimi giorni 60 membri del suo esecutivo si erano dimessi, compresi i due ministri più importanti: Sajid Javid, ministro della sanità, e il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak. Il partito conservatore britannico ha deciso di farlo fuori dopo l’ennesimo scandalo esploso a Downing Street. Tutta colpa, si fa per dire, di Chris Pincher, deputy chief whip accusato di essersi ubriacato in un club di Londra e di aver molestato due uomini, incluso un altro deputato. Un comportamento tutt’altro che inedito per Pincher, da molti definito “predatore sessuale“. Jonhson sapeva, ha sempre saputo ma ha comunque voluto promuoverlo. Poi ha negato di sapere. Sbugiardato, ha chiesto scusa per la menzogna diffusa. L’ennesima di questi ultimi anni.
Per molti, questa è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso stracolmo di scandali, infelici scivoloni, sfacciate bugie e polemiche. Miracolosamente sopravvissuto allo tsunami Partygate, con autentiche feste organizzate a Downing Street nel pieno delle restrizioni anti-Covid, Boris Johnson ha ora dovuto cedere. Questa mattina, secondo la BBC, ha ufficializzato le sue dimissioni, dopo aver tentato per tutta la notte di sopravvivere alla tempesta.
Nel 2018 l’ex sindaco di Londra si era dimesso da ministro degli Esteri, facendo cadere poco dopo l’allora primo ministro Theresa May. Vinte le elezioni cavalcando l’onda della Brexit, poi malamente gestita, Johnson lascia autentiche macerie dietro di sè. Quasi il 90% degli inglesi non lo voleva più come premier.
Dopo aver scimmiottato Trump in ambito politico e comunicativo, Boris ha finito per fare la sua stessa fine. Malvisto dal suo stesso partito, odiato dalla maggior parte degli elettori, deriso dalla stampa e dal resto del mondo, che non ha mai capito come un personaggio tanto narcisista e stravagante, nel look e nella comunicazione, sia riuscito a diventare primo ministro. Tossico, per non dire velenoso, re dei populisti che sognava di diventare il nuovo Winston Churchill, Johnson ha fatto precipitare nei sondaggi il partito conservatore inglese, diventando uno dei premier più sbertucciati di sempre. Ora bisognerà capire chi guiderà il Governo in attesa delle elezioni. A volerlo sapere la stessa Regina Elisabetta II.
In campagna elettorale il biondo Boris fece non poche promesse alla comunità LGBTQ+ inglese, ovvero una nuova legge sul riconoscimento del genere, una legge per abolire le terapie di conversione e una conferenza nazionale per celebrare la comunità globale LGBTQ+. In quasi 3 anni di governo niente di tutto questo è diventato realtà. L’esecutivo Johnson si è rifiutato di proteggere le persone transessuali dal divieto alle terapie di conversione, ha annunciato un potenziale stop competitivo alle atlete trans* e annullato la conferenza Safe to Be Me, dopo che più di 100 gruppi LGBTQ+ si sono rifiutati di parteciparvi in opposizione al premier.
Non a caso, la Gran Bretagna guidava la classifica ILGA-Europe tra i Paesì d’Europa più inclusivi. Era il 2014. Oggi è scivolata al 14esimo posto.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.