Se in Italia il governo Draghi è appeso ad un filo, che mercoledì potrebbe definitivamente rompersi dopo lo strappo dei 5 Stelle con elezioni a fine settembre/inizio ottobre e il centrodestra in pole position per guidare il Paese per i prossimi 5 anni, nel Regno Unito è ufficialmente partita la corsa alla sostituzione di Boris Johnson, ufficialmente dimissionario.
All’interno del partito conservatore è da giorni partito il toto-premier in sostituzione del biondo Boris, con la comunità LGBTQ+ britannica preoccupata dal potenziale vincitore. Vediamo quindi le posizioni dei 5 potenziali leader ancora in corsa.
Rishi Sunak
42enne Cancelliere dello Scacchiere nel secondo governo Johnson, Rishi Sunak è attualmente il favorito numero uno al trono lasciato vagante da Johnson. Essendo diventato deputato nel 2015, Rishi Sunak non ha potuto votare sul matrimonio tra persone dello stesso sesso in Inghilterra e Galles, mentre era assente quando si è discusso del medesimo argomento in relazione all’Irlanda del Nord. Nel 2016 ha votato per abrogare lo Human Rights Act 1998, legge che ha stabilito come tutti i diritti umani enunciati nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali siano applicabili esplicitamente anche al Regno Unito. Ha poi votato contro il mantenimento della “Carta dei diritti fondamentali” dell’UE, subito dopo la Brexit. Rumor alla mano, Sunak vorrebbe lanciare un “manifesto per i diritti delle donne” e vietare alle donne trans* di gareggiare negli sport competitivi.
Liz Truss
46enne ministra degli Esteri dopo essere stata dal 2019 Segretario di Stato per il commercio internazionale, Liz Truss ha votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e ha quasi sempre votato per la parità dei diritti LGBTQ+. Nonostante abbia affermato di avere “pieno rispetto per le persone transgender”, ha più volte sottolineato che “solo le donne hanno il collo dell’utero”. Più volte è stata accusata di non aver vietato le “terapie di conversione” quando era ministro per le donne e le pari opportunità.
Parlando nel 2021 alla Conferenza del Partito Conservatore, Truss ha ribadito la sua convinzione che le persone trans non dovrebbero essere in grado di auto-identificarsi, affermando: “Non sarebbe giusto avere un’autoidentificazione senza controlli”. “È un chiaro processo di comprensione medica, di come funziona quel processo. Quei controlli medici sono importanti”.
Kemi Badenoch
42enne più volte ministra e sostenitrice della Brexit, Kemi Badenoch è parlamentare dal 2017 e quindi non ha mai votato per il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ma nel 2019 si è astenuta sul voto relativo all’Irlanda del Nord. Ha poi votato contro il mantenimento della “Carta dei diritti fondamentali” dell’UE. Negli ultimi mesi si è più volta concessa opinioni considerate transfobiche.
Penny Mordaunt
49enne Ministro per la politica commerciale nel governo di Boris Johnson, Penny Mordaunt ha costantemente votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e a favore dei diritti degli omosessuali. Si è più volte battuta anche a favore della comunità trans, rimarcando come “gli uomini trans sono uomini e le donne trans sono donne”.
Più recentemente, ha chiarito di non essere mai stata a favore dell’autoidentificazione per le persone trans. Non contenta, ha twittato: “Sono biologicamente una donna. Se ho un’isterectomia o una mastectomia, sono ancora una donna. E sono legalmente una donna. Alcune persone nascono maschi e dopo aver attraversato il processo di riconoscimento del genere sono anche legalmente donne. Ciò NON significa che siano donne biologiche, come me“.
Tom Tugendhat
49enne Presidente della Commissione Affari Esteri dal 2017, Tom Tugendhat è un ex uomo dell’esercito che non ha mai avuto ruoli ministeriali. Ha votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2019, essendo diventato parlamentare nel 2015. A precisa domanda sulle persone trans, via Sky News, ha detto: “Questo è uno di quei dibattiti che dimostra perché dobbiamo andare avanti, perché è davvero facile dividere dove abbiamo bisogno di unità, è davvero facile provare a dividere le comunità. Una donna è una donna. Ma questo non significa in alcun modo che le donne trans meritino meno rispetto o meno diritti”.
Bocciati al primo round per la corsa alla leadership del partito conservatore, il 55enne Nadhim Zahawi (che ha votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutto il Regno Unito, in Inghilterra e Galles nel 2013 e poi in Irlanda del Nord nel 2019), il 55enne Jeremy Hunt (che ha votato a favore del matrimonio egualitario nel 2013), il 43enne Rehman Chishti (che ha votato contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso), il 52enne Sajid Javid (che ha difeso l’esclusione delle persone trans dal divieto alle terapie di conversione) e la 42enne Suella Braverman (convinta che gli insegnanti non dovrebbero ‘assecondare’ gli alunni trans).
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