La chat gay di incontri Grindr è stata citata in giudizio in California per oltre 66 milioni di dollari da un adolescente canadese, oggi diciannovenne, che nell’aprile 2019, quando aveva 15 anni, è stato stuprato per quattro giorni da quattro uomini che aveva conosciuto tramite la piattaforma di dating.
La causa intentata contro la piattaforma vorrebbe sostenere la tesi per cui Grindr tenta attivamente di reclutare bambini all’interno dei suoi iscritti, al fine di rendere il proprio prodotto più competitivo. L’accusa sostiene che Grindr sia troppo superficiale nel controllare la presenza di minorenni sulla propria app.
In una nota stampa il portavoce di Grindr Patrick Lenihan ha bollato la causa come priva di accuse sostanziali, atte soltanto a sollevare un polverone di stampo omofobico e associabili alla retorica anti LGBTQ+ della destra oltranzista USA.
“Queste accuse infondate e ovviamente omofobiche contro la nostra azienda sono radicate nel fanatismo storico nei confronti della comunità LGBTQ e non lo tollereremo”
Patrick Lenihan – portavoce Grindr
Il sito Buzzfeed nel riportare la notizia ricorda che uno studio della Northwestern University del 2018, che l’accusa cita nella causa, ha scoperto che più della metà degli adolescenti gay e bisessuali sessualmente attivi sotto i 18 anni usava Grindr per trovare partner.
Nell’atto di iscrizione a Grindr l’utente deve dichiarare di avere almeno 18 anni, ma non è richiesta la presentazione di alcun documento che la certifichi. Come del resto accade per l’intero web e per tutti i social network.
Le accuse mosse a Grindr sono una chiara mossa di propaganda omofobica ai danni della comunità LGBTQ+ da parte della destra trumpiana USA. La stessa che sta vietando i drag show in alcuni stati americani, e che si appresta a incendiare la campagna per le presidenziali del 2024 con una durissima politica repressiva ai danni di tutta la comunità LGBTQIA+.
In Italia la chat gay si era impegnata in una campagna informativa durante l’epidemia di vaiolo delle scimmie, mentre lo scorso Giugno vi avevamo raccontato un penoso episodio di minaccia e rapina ai danni di un ragazzo gay, messa in atto a Milano attraverso Grindr.
La causa intentata verte appunto sulla storia di un ragazzo 15enne delle scuole superiori che, non dichiarandosi ancora gay, scaricò Grindr per fare amicizia con altri coetanei, finendo in verità adescato da quattro uomini che, secondo quanto raccontato nell’atto di denuncia, lo stuprarono per quattro giorni in casa e in alcuni luoghi all’aperto.
L’accusa muove anche contro un certo marketing di Grindr che, in alcuni video promozionali postati su Instagram e Tik Tok, ora rimossi, avrebbe pubblicizzato l’utilizzo della chat di incontri in contesti riconducibili ad ambiti scolastici. (gf)
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