Questo weekend Troye Sivan ha fatto ‘esplodere’ il web con il suo nuovo video Rush.
Il video, sin dai teaser, si conferma una festa selvaggia tra corpi sudati, gloryhole, schiaffi sul sedere, e giovani bellissimi che si strusciano l’uno contro l’altro.
Lo stesso Sivan ha dichiarato che la canzone vuole essere un inno alla connessione umana attraverso “festa dopo festa, dopo festa dopo festa” che riassumono un nuovo capitolo della sua carriera più sicuro e libero che mai.
Il video, insieme all’annuncio del terzo album Something To Give Each Other, è diventato virale ovunque per la sua rappresentazione esplicita e sporca della sessualità queer, a metà tra Beach Rats di Eliza Hittman e la vostra ultima festa in discoteca.
The door to the Rush music video set pic.twitter.com/ytPuuhQ67P
— Lucas P. Johnson (@LucasPJohn) July 13, 2023
Se da una parte è stato acclamato per la sua rappresentazione fiera, spericolata, e impertinente della sessualità queer, dall’altra, non sono mancate le critiche: il video è una ‘twink fest’ di modelli magrissimi, muscolosissimi, e belli che secondo una fetta di pubblico, non sufficientemente diversi per il pubblico.
Nelle parole del giornalista Harrison Brocklehurst: “Mi piacerebbe pensare che innocentemente non sia passato per la testa a nessuno che una persona grassa o con una struttura corporea piatta e meno tonica avrebbe voluto vedersi rappresentat3 in un video che emula una tale euforia queer”.
Come notato da Brocklehurst e altrə utentə su Twitter, nella vita reale in contesti come quelli rappresentati nel video, le persone dai corpi non conformi non trovano molto spazio, e Sivan (volente o nolente) avrebbe riconfermato la tesi.”Amo la canzone, ma avere un video musicali con soltanto modelli magrissimi nel 2023 a me (e non solo) risulta strano” twitta lo scrittore Alex Lopez.
Al contempo, moltə chiedono: quanto ha senso criticare un’artista per non aver soddisfatto le esigenze di ogni soggettività? Reclamare maggiore diversità è una richiesta lecita o in alcuni casi rischia di scadere in quel tokenismo che ci fa spuntare tutte le caselle senza chiedersi davvero il perché? È un problema del singolo Sivan o di un’industria che sistematicamente continua a dare priorità ai corpi più conformi, bianchi, e canonici (anche se queer)?
Come hanno notato altrə utentə, la reazione al video fa luce su un double standard molto più scomodo: se Sivan è stato applaudito per la sua rappresentazione esplicita e unapologetic del mondo gay, mesi fa Sam Smith ha richiamato su di sé l’indignazione di repubblicani, fondamentalisti religiosi, e parte della comunità perché ‘troppo esplicitə e inopportunə’. Pur con gli stessi contenuti.
Why is Troye Sivan’s explicitly sexual queer music embraced with open arms by all, meanwhile Sam Smith is torn to shreds for doing the exact same thing 😫 pic.twitter.com/IMkrprDFdM
— 📝📚 (@AlexLopezWriter) July 14, 2023
Perché Sam Smith in paillettes, autoreggenti, e stelline sui capezzoli è statə definitə ‘disgustosə’ o ‘il demonio sceso in Terra‘ – con tanto di inchiesta su Good Morning Britain per decidere se il video fosse appropriato ad un pubblico minorenne – mentre sull’orgia sudata di Sivan non si è battuto ciglio?
Secondo Alex Lopez, si tratta di quella grassofobia che riflette i bias di una società – non da meno gli uomini omosessuali e cisgender – ossessionata con la forma fisica tanto da cadere negli stessi tranelli che ci opprimono da anni: va bene essere emancipatə e queer, va bene esagerare davanti la camera, a patto che quel corpo sia abbastanza canonico e desiderabile secondo i soliti standard collaudati.
L’exploit di popstar gay e sessualmente emancipate, ci mostra finalmente un mondo queer che non vuole né ispirare né glorificare, ma anche solo divertirsi in pista e fare sesso libero alla faccia del mondo intero.
È un traguardo importante, liberatorio, e importante: ma cosa succede quando a farlo è un corpo che non ci piace?
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