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Hiv e Aids in Italia nel 2021, ancora 500 morti e accesso al test troppo tardi (quando ci sono già i sintomi)

Continua la flessione dei contagi, ma i dati non sono rassicuranti: gli uomini rappresentano il 79,5% dei nuovi casi. A Roma il maggior numero di diagnosi da Hiv. Ecco tutti i dati del COA.

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Hiv e Aids in Italia nel 2021, ancora 500 morti e accesso al test troppo tardi (quando ci sono già i sintomi) - Hiv e Aids in Italia nel 2021 i dati ufficiali del Centro Operativo AIDS - Gay.it

Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Hiv, che da decenni si celebra ogni 1 dicembre, il Centro Operativo Aids (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso i dati sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2021.

Il Centro Operativo AIDS (COA) è stato istituito con decreto del Ministero della Sanità nel gennaio del 1987, allo scopo di indirizzare e coordinare le attività del Sistema Sanitario Nazionale nella lotta contro l’AIDS. Attualmente si trova all’interno del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.

Tanto nel 2020 quanto nel 2021, la sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv nonché il Registro Nazionale Aids hanno inevitabilmente risentito dell’epidemia da COVID-19, che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi o una sottonotifica dei casi.

 

 

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I DATI

Il dato più allarmante per l’Italia è quello relativo ai “late presenter“, e cioè a quelle persone che, al momento della diagnosi, presentano già un basso livello immunitario, dunque presentano già una fase avanzata della malattia. Questo indica che troppe persone in Italia eseguono i test soltanto quando iniziano a vedere sintomi evidenti AIDS correlati.

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Se nell’Unione Europea i “late presenter” sono il 55,5% delle nuove diagnosi, in Italia saliamo al 63,2%. Un dato che sottolinea appunto un ritardo nell’accesso al test.

Nel 2021 sono state 1.770 le nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a un’incidenza di 3 nuove diagnosi ogni 100.000 residenti.

Dal 2012 si osserva una diminuzione delle nuove diagnosi Hiv. Fatta eccezione per il 2020, i cui dati sono compromessi dalla pandemia da Covid-19, dal 2018 si registra una diminuzione evidente. La riduzione del numero di nuove diagnosi Hiv interessa tutte le modalità di trasmissione.

L’Italia, in termini di incidenza delle nuove diagnosi Hiv, nel 2021 si colloca al di sotto della media stimata nei Paesi dell’Unione Europea (4,3 casi per 100.000 residenti).

Nel 2021, le incidenze più alte per 100.000 residenti sono state registrate nelle Regioni: Lazio (5,4), Valle d’Aosta (4,8), Toscana (4,0), Emilia-Romagna (3,9).

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Le incidenze più alte si presentano maggiormente nelle Regioni e Province del Centro-Nord. In particolare, le incidenze più elevate sono state osservate nelle Province di Rimini (6,5), Lucca (6,5), Pisa (6,2) e Roma (6,0); quest’ultima ha registrato il maggior numero di diagnosi nel 2021.

Per quanto riguarda il dato regionale nel suo complesso, la proporzione più alta di MSM (uomini che fanno sesso con uomini) si osserva nel Lazio (49,5%), quella di eterosessuali uomini in Lombardia (30,8%), di eterosessuali donne in Toscana (25,7%), di IDU (Injecting Drug Users, consumo di droghe per via iniettiva) in Toscana (6,8%). Nei rispettivi capoluoghi di Regione, invece, la proporzione più alta di MSM (calcolati sulle nuove diagnosi di residenti nella stessa Provincia) si osserva a Milano (55,7%), la proporzione più elevata di eterosessuali uomini è riportata a Napoli (31,3%), mentre la proporzione più elevata di eterosessuali donne si riscontra a Firenze (36,6%), per gli IDU la proporzione più alta si riscontra a Torino (7,8%).

L’incidenza più elevata di nuove diagnosi Hiv si riscontra nella fascia di età 30-39 anni (7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti), a seguire nella fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). In queste fasce di età l’incidenza nei uomini è 3-4 volte superiore a quelle nelle donne.

In generale, gli uomini rappresentano il 79,5% dei nuovi casi. L’età mediana: 42 anni per gli uomini e 41 per le donne.

Nel 2021, gli stranieri costituiscono il 29,2% di tutte le segnalazioni. la proporzione rimane stabile nel tempo con valori intorno al 30%. Tra gli stranieri, il 57,9% delle nuove diagnosi era attribuibile a rapporti eterosessuali (eterosessuali donne 31,1%; eterosessuali uomini 26,8%).

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Nel 2021, la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali, che sono l’83,5% di tutte le segnalazioni; in particolare, gli uomini che fanno sesso con uomini (MSM) costituiscono il 39,5%, gli eterosessuali uomini il 27,2% e le eterosessuali donne il 16,8%.

Più di un terzo delle persone con nuova diagnosi Hiv ha scoperto di essere Hiv+ a causa della presenza di sintomi o patologie correlate all’Hiv.

Per quanto riguarda i casi di Aids, sindrome di immunodeficienza acquisita scatenata dal virus Hiv, nel 2021 sono stati diagnosticati 382 nuovi casi pari a un’incidenza di 0,6 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS è in costante diminuzione.

Nel 2021, il 76,4% delle persone diagnosticate con AIDS non ha ricevuto una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS.

Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 31 dicembre 2021 sono stati notificati al CoA 72.034 casi di Aids. Di questi, 55.537 (77,1%) sono uomini, 814 (1,1%) in età pediatrica (<13 anni) o con infezione trasmessa da madre a figlio e 8.229 (11,4%) stranieri o di nazionalità ignota. 46.874 le persone decedute entro il 2019.

L’età mediana alla diagnosi di Aids, calcolata solo tra gli adulti (≥13 anni), è di 36 anni (min: 13; max: 88 anni) per gli uomini e di 33 anni (min: 13; max: 89 anni) per le donne.

La proporzione di persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava di essere positiva al virus e ha scoperto la positività nel semestre precedente la diagnosi di AIDS è aumentata nel 2021 (83,0%) rispetto al 2020 (80,8%).

Il numero di decessi in persone con Aids è rimasta stabile ed è stata pari a poco più di 500 casi per anno.

 

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