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Hong Kong apre all’autodeterminazione per le persone transgender: sentenza storica

La Corte Suprema ha deciso che si potrà cambiare genere sui documenti anche senza interventi chirurgici

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Due passi indietro e uno avanti. Questo è il rapporto che ultimamente sta caratterizzando Hong Kong e i diritti della comunità LGBTQIA+. Nel Paese l’omosessualità non è illegale e, almeno sulla carta, il governo mostra una certa tolleranza che appare liberismo, soprattutto se paragonata alle stringenti limitazioni della vicina Pechino. L’uguaglianza, tuttavia, è ancora ben lontana.

Se lo scorso anno Hong Kong aveva lanciato, in un passo storico, il suo primo reality show gay, lo scorso settembre il governo ha ribadito la sua non intenzione a legalizzare il matrimonio egualitario, che non sarà riconosciuto nemmeno se celebrato all’estero. I diritti della comunità LGBTQIA+ sono costantemente minati ma, almeno per quanto riguarda la società, le persone si mostrano per lo più aperte alle persone queer (ciò non toglie che i casi di violenza e discriminazione sono comunque molto forti).

Il problema, come ci ha raccontato anche il regista di Hong Kong Scud nella nostra intervista, è il governo. Per questo ha lasciato tutti a bocca aperta la sentenza della Corte Suprema che, nella giornata di ieri, ha aperto all’autodeterminazione per le persone trans*. Finora, per poter cambiare il proprio genere sui documenti era necessario essersi sottoposti a interventi di chirurgia e riassegnazione del sesso ed essere valutati da un’equipe di esperti.

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La Corte Suprema di Hong Kong ha aperto all’autodeterminazione

Con la nuova sentenza, le persone transgender potranno fare richiesta di modificare il proprio sesso sui documenti di identità anche se non si sono sottoposte a interventi chirurgici. La sentenza ha chiuso una sfida legale iniziata nel 2019 da Henry Edward Tse e un’altra persona di cui non è stato rivelato il nome, dopo che un funzionario statale si era rifiutato di cambiare il loro genere sulle carte d’identità. La Corte Suprema ha dichiarato colpevole il governo per aver violato i diritti delle due persone transgender.

Il dibattito sulla legislazione circa il riconoscimento di genere è un tema caldo a Hong Kong e gli attivisti, che continuano a chiedere leggi e disposizioni più chiare e inclusive a riguardo, riconoscono tuttavia l’enorme svolta che questa sentenza rappresenta. L’autodeterminazione, d’altronde, è un tema divisivo che anima il dibattito politico e l’opinione pubblica non solo nel Paese asiatico, ma anche in Occidente.

Esattamente come sta accadendo nel Regno Unito, anche i vari partiti politici di Hong Kong hanno espresso a più riprese preoccupazioni circa la possibilità per le persone trans* di autodeterminarsi. Preoccupazioni che, tuttavia, sono infondate, come confermato anche dalla Corte Suprema nella cui sentenza si legge:

«La conseguenza della politica è di porre persone come i ricorrenti nel dilemma di dover scegliere se subire violazioni regolari dei loro diritti alla privacy o sottoporsi a interventi chirurgici altamente invasivi e non necessari dal punto di vista medico, violando il loro diritto all’integrità fisica. Chiaramente questo non riflette un equilibrio ragionevole»

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