Tutto questo riesce quasi a farci chiudere un occhio su alcune forzature storiche e sul sentore di attualità che ci accompagna per tutta la visione. Da un’analisi più approfondita il film risulta infatti un’evidente esposizione di ideali e un parodia della società americana.
A cominciare dal protagonista, per cui non vi è nulla che valga di più della propria famiglia e della propria casa, ma che pur avendoli persi all’inizio della storia, è disposto a continuare a lottare per difendere il sogno dell’imperatore Marco Aurelio di restituire il governo di Roma dalle mani dell’imperatore a quelle del popolo e agli ideali con cui è nata. Il parallelo con lo stereotipo militare americano che combatte per difendere “la patria, la mamma e la torta di mele” è palese, e il più classico sogno americano si riflette nelle parole di Marco Aurelio
Per contro abbiamo l’imperatore Commodo, vittima della sua stessa disperazione, le cui ambizioni di grandezza sembrano capaci di esprimersi solo donando ai romani giochi sempre più spettacolari e truculenti, ma che troverà la sua posizione messa in ombra dal successo sempre più grande del gladiatore ispanico. Egli si mostra araldo della decadenza consumistica che tenta di farsi amare dal popolo affogandolo nei suoi stessi desideri.
“Il gladiatore” regge degnamente il confronto con i più classici colossal storici hollywoodiani esaltandone la ridondante spettacolarità e il tentativo di riflettere la società americana nella storia antica.
IL GLADIATORE
Con Russel Crowe, Joaquim Phoenix, Richard Harris, Connie Nielsen
Regia di Ridley Scott
di Luca Mistrello
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