In India, la situazione è sempre più infuocata. Il dibattimento sul matrimonio egualitario è iniziato martedì, e siamo quindi al secondo giorno. Entrambi i poli sono stati esortati ad esprimere le proprie ragioni.
Se da una parte, gli attivisti e la comunità LGBTQIA+ spingono per una decisione favorevole al matrimonio egualitario, dall’altra governo e leader religiosi si oppongono strenuamente.
Chi è favorevole, sostiene che il matrimonio sia un’unione tra due persone, non solo tra un uomo e una donna, quindi che le leggi dovrebbero essere modificate in maniera tale da riflettere i cambiamenti recenti, per offrire a tutti stessi diritti e doveri nel matrimonio.
Ma, a rappresentanza del governo – l’avvocato Tushar Mehta si è opposto invece proprio alla radice del dibattimento, sostenendo che decisioni di questo tipo vanno prese a livello parlamentare e non giuridico. Osservazione subito smentita dal giudice.
Ad oggi, la corte sta analizzando lo “Special Marriage Act del 1954”, per capire se – oltre al matrimonio tra caste e religioni differenti – è possibile integrarvi anche una clausola a favore del matrimonio egualitario. Domani potremmo già avere il verdetto.
Una questione della massima importanza
Il Presidente della Corte Suprema, Chandrachud ha definito il matrimonio egualitario una questione della massima importanza, convocando una Corte Costituzionale composta da cinque giudici per discutere della materia.
Un dibattito particolarmente importante in un paese che si stima ospiti oltre 135 milioni di persone LGBTQIA+.
Negli anni, l’opinione pubblica in merito all’omosessualità ha cambiato significativamente rotta rispetto alle precedenti visioni intolleranti: il 37% degli indiani sostiene che le persone LGBTQIA+ meritino dignità e rispetto quanto chiunque altro.
Ma, nonostante questi cambiamenti, a livello statale, le attitudini verso orientamento sessuale e identità di genere rimangono pressoché conservative. Molti attivisti sostengono che fare coming out in india, anche con amici e parenti, è ancora fonte di vergogna, e le violenze verso la comunità LGBTQIA+ è all’ordine del giorno.
Una svolta epocale per i diritti in India
La vicinissima sentenza della Suprema Corte è quindi oggetto di interesse non solo in India, ma in tutto il mondo. Una decisione a favore del matrimonio egualitario renderebbe l’India il trentacinquesimo paese a legalizzare il matrimonio omosessuale.
Molte altre leggi – tra cui quelle sull’adozione, sul divorzio e l’eredità – dovranno di conseguenza essere riscritte.
Nella lettera contenuta all’interno della petizione che ha dato il via all’intera procedura, i firmatari chiedono al governo Indiano di offrire a tutti i cittadini eguali diritti, e di mettere fine alle discriminazioni alle basi dell’orientamento sessuale.
Secondo i firmatari, la Corte dovrebbe votare a favore per il principio secondo la quale “la morale costituzionale è molto più importante di quella sociale”.
“Sono ottimista, e ho fede nella giuria” ha spiegato Ms. Guruswamy, avvocato che in questi giorni rappresenterà in Corte sei coppie unite civilmente.
Parte di questo ottimismo nasce dalla svolta favorevole presa un caso simile nel 2018, quando in India si dibatteva sulla decriminalizzazione delle relazioni omosessuali.
Le ragioni della controparte
Il governo indiano, dall’altra parte, si batte strenuamente per una decisione a sfavore del matrimonio egualitario, spiegando che il matrimonio può avvenire solo tra persone di sesso diverso
“I matrimoni omosessuali non sono in alcun modo comparabili con quelli tra un uomo e una donna. Questa è l’unica forma che il matrimonio può prendere, marito, moglie e figli” ha dichiarato l’avvocato della controparte. “Non possiamo modificare un’intera struttura legislativa profondamente radicata nelle nostre norme religiose e societarie”
Domenica, il team di avvocati che rappresenta il governo ha sottoposto un documento di 102 pagine in cui viene sostenuto che i firmatari della petizione facciano parte di una “fascia elitaria della popolazione”, che non riflette l’opinione dell’intero paese.
In uno stranissimo atteggiamento unitario – per tutte le ragioni sbagliate – anche tutti i leader religiosi (Hindu, Mussulmani, Jain, Sikh and Cristiani) si sono uniti per opporsi al matrimonio egualitario, sostenendo che l’unione tra due persone è per “puro scopo procreativo e non ricreativo”.
E, il mese scorso, 21 giudici della corte suprema in pensione hanno integrato la propria opinione con una lettera in cui si sostiene che il matrimonio egualitario avrebbe un impatto senza precedenti su bambini, famiglie e società.
Sostenendo, inoltre, che una decisione a favore potrebbe determinare un incremento dei casi di HIV/AIDS e esprimendo le proprie preoccupazioni su eventuali figli di coppie dello stesso sesso.
Il sostegno della Società Psichiatrica Indiana
Nonostante la strenua opposizione del governo e dei leader religiosi, dall’altra parte abbiamo l’IPS, la Società Psichiatrica Indiana, schieratasi a favore dei firmatari della petizione.
In un documento firmato da oltre 7000 psichiatri, si legge che “l’omosessualità non è una malattia, e che è in realtà la discriminazione la prima fonte di patologie”.
E, con attivisti e psichiatri da una parte, e governo e leader religiosi dall’altra, qualunque sarà l’esito del dibattimento, si tratterà di una decisione epocale, attesa per giovedì con ansia in India e nel mondo.
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