Navajo, storia della coppia gay di nativi americani che lotta per il riconoscimento del matrimonio egualitario

La proposta di legge che abolirebbe il discriminatorio Diné Marriage Act potrebbe presto arrivare al Consiglio Nazionale Navajo.

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Alray Nelson e Brennen Yonnie portano una fede nuziale al dito, e condividono la propria quotidianità come qualsiasi coppia sposata. Tuttavia, all’interno della Navajo Nation, territorio sovrano che si snoda attraverso Arizona, Utah e New Mexico, il loro matrimonio non è riconosciuto dalle leggi tribali.

Qui, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è vietato dal 2005, una circostanza che obbliga numerose coppie LGBTQIA+ a confrontarsi con un’esclusione che ha implicazioni ben più profonde rispetto al semplice simbolismo di un certificato nuziale.

Nelson, che riveste il ruolo di direttore esecutivo del Navajo Nation Pride e assistente esecutivo del presidente della Navajo Nation, Buu Nygren, enfatizza in un’intervista con la CNN il valore che lui e il suo compagno attribuiscono al riconoscimento del loro vincolo all’interno delle leggi della loro nazione.

Ottenere un certificato di matrimonio è una tappa cruciale per noi, ma è fondamentale che tale documento riporti esplicitamente ‘la nazione Navajo’. Non ci accontenteremo di nulla di meno”.

Fortunatamente, la situazione potrebbe presto cambiare

A giugno, Seth Damon, delegato del Consiglio Nazionale Navajo, ha avanzato una proposta legislativa per revocare il bando al matrimonio egualitario.

Il disegno di legge ha già superato tre commissioni, e attende un’ulteriore approvazione prima di poter essere discusso dal consiglio nella sua interezza. Mentre la proposta procede attraverso le fasi burocratiche, diversi leader di spicco della comunità Navajo hanno già dimostrato il loro sostegno.

Navajo Nation, il matrimonio egualitario vietato dal 2005

Pur essendo stata una pietra miliare, la sentenza Obergefell v. Hodges del 2015 della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutti gli stati federati, non ha avuto effetto sul discriminatorio Diné Marriage Act, vigente nella Navajo Nation dal 2005, che vieta espressamente i matrimoni tra persone dello stesso sesso. 

La riserva opera infatti come uno stato sovrano interno, come la nostra San Marino, ma nettamente più estesa e popolata, con i suoi circa 300.000 abitanti, di cui 170.000 si dimostrano contrari al riconoscimento del matrimonio egualitario.

Ma il problema non è isolato: tra le 574 tribù riconosciute a livello federale, 10 mantengono ancora un divieto esplicito nei confronti dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Al contrario, all’incirca 50 tribù riconoscono o accettano le unioni tra persone dello stesso sesso; un esempio notevole è rappresentato dalla Nazione Cherokee, la seconda per grandezza negli Stati Uniti, che nel 2016 ha dichiarato incostituzionale il suo precedente divieto.

Le rimanenti tribù, che rappresentano la maggioranza, non possiedono leggi specifiche in materia.

Il Diné Marriage Act

Il Diné Marriage Act del 2005, approvato dal Navajo Nation Council, stabilisce una definizione tradizionale del matrimonio come unione tra uomo e donna, escludendo esplicitamente le unioni tra persone dello stesso sesso.

Una clausola promossa come mezzo di “salvaguardia dei valori familiari e della cultura Navajo”. L’ex presidente della Navajo Nation Joe Shirley Jr. descrisse ai tempi l’atto come discriminatorio e inutile, ma il suo veto fu superato dal consiglio.

La proposta attuale mira a revocare il Diné Marriage Act, preservando il rito tradizionale di matrimonio Navajo per le coppie eterosessuali, e al contempo aprendo la possibilità per le coppie LGBTQ di celebrare i propri matrimoni all’interno della Navajo Nation. In aggiunta, si prevede il riconoscimento dei matrimoni LGBTQ celebrati al di fuori della nazione.

Il disegno di legge mira anche a rimuovere requisiti obsoleti e discriminatori, tra cui quello che impone alle donne sposate di ottenere il consenso del marito per determinate decisioni finanziarie.

I Navajo “sfollati” dalla mancanza di diritti

La questione dell’uguaglianza matrimoniale all’interno della nazione Navajo non è soltanto di principi o simboli, ma implica delle conseguenze molto concrete e profonde per le persone LGBTQIA+ che vi appartengono.

Nelson, discutendo con la CNN dell’impatto diretto che il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso ha sulla sua vita, sottolinea una realtà cruda: la mancanza di un riconoscimento legale priva lui e il suo compagno di diritti fondamentali che molte coppie eterosessuali danno per scontate.

Il sentimento di alienazione spinge molte persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ a lasciare le loro terre per vivere in luoghi dove il matrimonio egualitario sia consentito.

Uno sfollamento interno che non è semplicemente una perdita demografica, ma un’erosione del tessuto sociale e culturale della nazione Navajo, che priva la comunità di voci, talenti, e contributi di individui che si identificano come parte del suo retaggio culturale ma che cercano accettazione e pari diritti.

La campagna per abolire il divieto di matrimonio omosessuale nella Navajo Nation è un episodio cruciale nella più ampia battaglia per i diritti LGBTQ all’interno della comunità.

Il percorso legislativo, segnato da proposte ritirate e nuovamente presentate, illustra la sfida nel bilanciare visioni differenti all’interno della società Navajo.

Nonostante i rallentamenti e le difficoltà incontrate, la resilienza degli attivisti rimane tuttavia simbolica di un movimento in crescita, che raccoglie sempre più sostegno nel tempo.

Il crescente appoggio da parte di non appartenenti alla comunità LGBTQ, insieme alle azioni legislative, segnala un cambiamento culturale emergente. La lotta per l’equità e il riconoscimento trascende i diritti individuali, toccando il cuore della salute e dell’integrità dell’intera comunità Navajo, nonché il suo ricco patrimonio culturale e sociale.

In copertina Alray Nelson, a sinistra, e Brennan Yonnie Foto di CNN 

© Riproduzione riservata.

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