La Corte Suprema indiana ha affermato che il matrimonio gay è una questione di “fondamentale importanza”. Parole del giudice capo DY Chandrachud. Domenica scorsa il governo indiano ha presentato documenti che esortano il tribunale a resistere alle richieste di una legge sul matrimonio egualitario. Il ministro della giustizia, in tal senso, ha ribadito come il matrimonio in India debba essere riservato solo alle coppie eterosessuali.
“Vivere insieme come partner e avere rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso… non è paragonabile al concetto di unità familiare indiana di marito, moglie e figli“, ha detto il ministro. Il governo ha descritto il matrimonio eterosessuale come la “norma nel corso della storia“, nonché “fondamento sia per l’esistenza che per la continuità dello Stato“. Inoltre, ha rimarcato come la Corte indiana non possa “cambiare l’intera politica legislativa del paese profondamente radicata nelle norme religiose e sociali“.
Lunedì la Corte ha espresso una sua prima opinione in merito, con la palla che ora passerà a 5 giudici chiamati a pronunciarsi ad aprile. Attualmente l’India non riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso ma solo una “convivenza non registrata”. Il sesso gay è stato depenalizzato nel 2018. Un precedente, secondo il governo che ha presentato alla Corte 56 pagine di documentazione contro il matrimonio egualitario, che nulla avrebbe a che vedere con l’istituzione delle nozze tra persone dello stesso sesso.
Nel frattempo 15 coppie LGBTQIA hanno denunciato il governo del primo ministro Narendra Modi perché desiderose di sposarsi.
“Come firmatari abbiamo ricevuto ampio sostegno da persone di ogni estrazione sociale e non mi sembra che la maggior parte degli indiani si senta offesa dal pensiero che alcune famiglie amorevoli ottengano diritti“, ha detto a Reuters il responsabile del caso, Uday Raj Anand.
Il governo sostiene che un’eventuale legge debba essere affrontata e votata da un parlamento eletto, e non dai tribunale. Peccato che il parlamento eletto non lo faccia. A detta del governo l’interferenza della Corte con le leggi vigenti “causerebbe il completo caos nel delicato equilibrio delle leggi del Paese“.
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