“Il governo ci tratta come delinquenti”: Sofia, Michela e la piccola Mia, storia di una famiglia arcobaleno

"Non c’è mai stata un'occasione in cui ci siamo sentite discriminate dalla società, dalle persone. E neanche a disagio, mai, assolutamente. Siamo state magnificamente accolte."

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procreazione medicalmente assistita pma two little mums padova famiglie arcobaleno
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Dall’Italia, alla Spagna, all’Austria: la storia di Sofia, Michela e della piccola Mia è iniziata sognando, e continua su una scia di incredibile positività, in barba a chi vorrebbe cancellare il loro legittimo status di famiglia.

Sull’account Instagram di @twolittlemums, la vera protagonista è Mia, nata dall’amore delle sue mamme grazie a una procedura di FIVET effettuata in una clinica di Klagenfurt in Austria.

Il loro furgoncino Volkswagen si è trasformato quindi in un comodo camper adatto a una famiglia, ma la voglia di viaggiare e di condividere tutto, insieme, non si è mai attenuata. Michela e Sofia hanno scelto di raccontare la loro storia a Gay.it.

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INTERVISTA A TWO LITTLE MUMS

Come è iniziata la vostra storia d’amore?

Ci siamo conosciute circa 12 anni fa, all’università. Io, Michela sono di Padova dove studiavo psicologia. Sofia è di Verona, era fuori sede. Ci siamo incrociate in un corso, avevamo amici in comune. Abbiamo fatto una festa e diciamo che… galeotta fu la festa. Abbiamo capito fin dai primi sguardi che saremmo state poi insieme. Io l’ho accompagnata a casa. Insomma, sai le prime cose così un po’ da ventenni, anche perché avevamo 21 e 22 anni, universitarie, insomma, un po’ pazzerelle. Da quella festa abbiamo iniziato a vederci e abbiamo iniziato a sognare, a progettare la nostra vita insieme.
È proprio scattato subito all’istante qualcosa e inizialmente la prima cosa che è abbiamo condiviso è stato il sogno di andare a vivere in Spagna e da lì a un anno abbiamo comprato un furgoncino Volkswagen.

L’abbiamo allestito e abbiamo fatto un viaggio, all’epoca con l’atlante, per tutta la Spagna. Per poi fermarci a Barcellona, nella quale abbiamo vissuto 5 anni. Ecco, quel viaggio fatto 10 anni fa, ora lo stiamo rifacendo.

Quando avete capito di desiderare la maternità?

Maternità… allora se parliamo di formare una famiglia, il desiderio l’abbiamo avuto da subito. Tra di noi è stato veramente un colpo di fulmine, e quindi l’idea della famiglia c’è sempre stata. Ovviamente si è concretizzata di più col passare degli anni e del tempo.
Poi con il lavoro, con la casa, noi dopo 5 anni a Barcellona, nel quale comunque già parlavamo di famiglia, probabilmente facilitate anche dal fatto di essere in un paese in cui la procreazione medicalmente assistita (PMA) era comunque già una normalità. Anche se poi siamo tornate in Italia e la procedura l’abbiamo fatta in Austria.

Come avete affrontato insieme il discorso?

Abbiamo prima dato priorità all’unione civile. Dopodiché non abbiamo perso tempo e abbiamo approcciato la procedura. Il percorso per avere la nostra Mia. Il discorso tra di noi è stato molto implicito, non ci siamo mai poste il problema se fosse qualcosa di ‘anormale’, è sempre stato tutto molto naturale tra noi.

Forse, ecco… abbiamo dovuto mettere un po’ di tatto quando ne abbiamo parlato con le nostre famiglie. Seppur le nostre siano famiglie fantastiche, anzi famiglie super! Che ci appoggiano e ci hanno sempre appoggiato assolutamente in tutto.

Però, il discorso ovviamente era un po’ più complesso. Abbiamo iniziato introdurre piano piano l’argomento, i nostri parenti fin da subito hanno posto le proprie legittime domande e noi abbiamo piano piano affrontato l’argomento. Ma tra me e Sofia è stato naturalissimo fin da subito. (continua)

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Pensando alla vostra esperienza sul percorso di PMA: la consigliereste ad altre mamme?

È stata un’esperienza meravigliosa. Come qualsiasi altra esperienza per diventare genitori. Quindi la prima cosa che ci verrebbe da dirti è che è una figata! Poi, se parliamo dell’esperienza nella pratica e nel concreto, è comunque un’esperienza molto impegnativa, che richiede un impegno mentale, psicologico e anche economico, non da poco.

Dovendo andare all’estero si parla veramente di uno sforzo, sotto molti punti di vista, Quindi, più che mai, è un desiderio forte. Abbiamo affrontato il nostro progetto di genitorialità a Klagenfurt (Austria). È un percorso che, anche medicalmente, richiede un certo impegno. Poi c’è a chi va meglio, a chi va peggio. Nel nostro caso diciamo che siamo state molto molto fortunate, ed è nata nostra figlia, Mia.

Un progetto d’amore che consigliereste?

Certamente! Certamente consiglieremmo questo percorso ad altre mamme. Se parliamo dell’esperienza, la consigliamo in generale, perché vuoi essere mamma, questa è la via giusta. È bellissimo e ne vale la pena, è la cosa più bella che ci sia.

Se parliamo della nostra clinica, a Klagenfurt, del percorso che abbiamo fatto e di FIVET (nome della procedura ndr) lo consigliamo assolutamente. Ci sentiamo di consigliarlo perché credo che rispetto all’inseminazione artificiale, sia un approccio più sicuro, ma è una nostra sensazione. Ognuno sceglie il suo percorso. Insomma, è molto soggettivo.

Come è andata la procedura di registrazione presso la vostra città?

Mia è nata all’ospedale di Padova. Noi non siamo residenti a Padova, siamo residenti nel Comune di Albignasego che è in provincia di Padova. Non abbiamo ovviamente contattato telefonicamente, non prevedeva la registrazione e quindi ci siamo rivolti al Comune di Padova nel quale comunque è nata Mia, quindi si poteva effettuare la registrazione nel Comune di nascita.

Abbiamo semplicemente chiamato al comune, spiegato la nostra situazione. Ci hanno dato appuntamento, siamo andate, abbiamo fatto un incontro con il sindaco, che ha scelto di prendersi questa responsabilità e di questo l’abbiamo ringraziato molto. Semplicemente ha fatto l’atto di nascita mettendo entrambi i cognomi, entrambi i genitori.

Di per sé la registrazione è stata più complicata, perché non c’è una legge che prevede in maniera normale e legittima questa registrazione. È stato un po’ più complesso e forse ci ha dato un po’ più di angoscia.

 

Come affrontate le implicazioni della persecuzione del governo Meloni alle famiglie arcobaleno?

Adesso con questo governo ovviamente ci siamo spaventate moltissimo quando sono uscite tutte le varie notizie riguardanti la possibile cancellazione del cognome. All’inizio è stato un bel un colpo duro, anche solo la notizia.

Ti dico la verità, nel senso che Sofia si è messa a piangere, perché vedi comunque che sei una famiglia normale, per come la vivi tu e per come la vivono le persone che sono accanto a te. Però poi escono queste notizie come se fossimo dei delinquenti.

Ecco, ci siamo sentite così, questa è la verità. Ricercate come delinquenti. Poi pian piano, coi giorni e col tempo che è passato, ci siamo tranquillizzate perché abbiamo visto comunque da parte dei sindaci e da parte delle persone che ci sono a fianco, anche con le varie manifestazioni, che comunque un appoggio c’è e la società risponde in modo diverso.

Non so se finiremo in tribunale, se verrà impugnato il nostro riconoscimento, ecco noi speriamo di no, ci auguriamo di no e speriamo che qualcosa si stia muovendo. Se sarà così, beh siamo molto deluse, perché nel 2023 tutto ciò è inammissibile.

Dovesse succedere qualcosa saremmo in grossa difficoltà e non lo reputiamo giusto, perché comunque noi siamo una famiglia a tutti gli effetti. Ci comportiamo come tale sotto il tetto di casa nostra.

Qual è la percezione di accoglienza che avete avuto, da parte della società?

La percezione è esattamente il contrario di quello che è il governo Meloni e di quello che sta succedendo in politica.

La società ci ha accolto in maniera meravigliosa, ma non nel senso di qualcosa di straordinario, di più o meno meraviglioso rispetto a qualsiasi altra coppia. È stata un’accoglienza meravigliosamente normale, ecco. Le nostre famiglie, in maniera assolutamente normale, tutti, anche i nostri amici, tutto normale.

Dagli asili nido al personale ospedaliero, non abbiamo subito alcuna discriminazione. È questo che ci lascia ancora più perplesse, perché allora il problema non è la società, ma il governo. E le leggi di questo paese, che non vanno al passo con la società.

Non c’è mai stata un’occasione in cui ci siamo sentite discriminate dalla società, dalle persone. E neanche a disagio, mai, assolutamente. Siamo state magnificamente accolte.

Certo, ovviamente questa è la nostra esperienza. Non mettiamo in dubbio che ci siano delle persone che vivono ancora situazioni problematiche, spiacevoli. Ma la nostra personale esperienza è questa, ecco. Normale. Meravigliosamente normale.

 

(qui: Famiglie Arcobaleno > gli aggiornamenti e gli approfondimenti di Gay.it)

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