L’orrore dell’omofobia di stato prende il volto dell’Iran, dove, secondo quanto racconta oggi la BBC, i gay vengono “curati” con interventi chirurgici. In sostanza, costretti a sottoporsi ad un’operazione per la riassegnazione del genere, con la differenza che non sono trans, ma gay o lesbiche. Dopo, li aspetta una vita d’inferno e, per molti, il suicidio. L’operazione, di fatto, è l’unico modo per sfuggire alla pena di morte, inflitta a chi vive la propria omosessualità o è anche solo sospettato di essere gay. Perché l’unica cosa accettabile, per lo stato islamico, è che una persona si senta intrappolata in un corpo che non sente suo. In questa categoria, secondo le gerarchie musulmane iraniane, rientrano anche gli omosessuali.
A spingere le persone omosessuali all’operazione, sono gli psicologi che convincono gay e lesbiche di essere malati e di avere bisogno, quindi, di una cura, che passa dal bisturi, con la promessa di nuovi documenti e anche di soldi per cominciare una nuova vita.
“Le autorità religiose non fanno differenza tra orientamento sessuale e identità di genere” ha spiegato una psicologa iraniana, sotto falso nome, alla BBC.
Khabaronline, un’organizzazione filogovernativa, ha spiegato alla BBC che il numero di interventi è passato dai 170 del 2006 ai 370 del 2010, ma un medico ha confermato di avere eseguito, lui soltanto, 200 interventi l’anno.
Molti sono i gay e le lesbiche che scappano dall’Iran verso la Turchia, dove agli iraniani non è richiesto visto d’ingresso. Da lì scappano verso l’Europa o il Canada, dove chiedono asilo politico. Arsham Parsi è uno di loro, scappato in Turchia e poi in Canada, da dove tramite l’associazione Iranian Railroad for Queer Refugees, dal 2005 ad ora, ha aiutato più di 1000 persone a scappare.
Secondo Parsi, il 45% delle persone che sono state sottoposte ad intervento, non sono trans, ma gay. “Quando hai 16 anni e ti dicono che sei nel corpo sbagliato – ha raccontato Parsi al network britannico -, pensi: ‘Finalmente ho scoperto cosa c’è di sbagliato in me’. Una ragazza mi ha chiamato dall’Iran e le ho chiesto se fosse lesbica o trans. Non ha risposto perché nessuno le aveva mai detto cosa fosse una lesbica”.
“Si sta consumando una violazione dei diritti umani – denuncia la psicologa -. Quello che mi rattrista, è che le organizzazioni che dovrebbero avere scopi terapeutici o umanitari, stanno dalla parte del governo, invece che prendersi cura delle persone”.