Nel Novembre del 2006 ero a Gerusalemme per il primo Pride nella città dei tre monoteismi. Ricordo un giovane, sconosciuto e appassionato Marco Cappato manifestare insieme a noi con la comitiva dei radicali. Non eravamo molti, ma eravamo giunti da tutto il mondo. L’esercito israeliano blindò la manifestazione. Per motivi di sicurezza non ci fu consentito di sfilare per le vie di Gerusalemme. Quel Pride si svolse in uno stadio circondato da soldatə: per la prima volta vidi moltissime donne in uniforme.
Quel Pride fu possibile grazie alla democrazia israeliana dotata di strumenti di ordine e difesa, e grazie allo stato di diritto di Israele. Ne ero orgoglioso. In quello stadio, sotto quel cielo immenso e in quel potente epicentro di energie vitali che soltanto chi ha visitato Gerusalemme può comprendere, restammo ore con i nostri corpi e la convinta adesione a una lotta per l’egualitarismo tra individui e la fratellanza transnazionale. Oggi ricordo con amarezza quelle speranze. Speranze che Israele ha tradito.
Oggi Israele non è più in grado di garantire la sicurezza di un Pride a Gerusalemme. Il paese è scivolato tra le braccia di quella destra populista, seduttiva, autoritaria, verticistica, che negli ultimi dieci anni ha sganciato sul mondo bombe devastanti per le democrazie: la Brexit, Donald Trump, l’autarchia neo-teocratica di Erdogan in Turchia, il sovranismo di matrice cattolica europeo, per citare soltanto i più clamorosi passi indietro che la destra illiberale ha inflitto al futuro. Per capirci: nel Governo Netanyahu siede il ministro delle finanze Bezalel Smotrich che ha testualmente ammesso di essere “fascista” e “omofobo” e che i Palestinesi “non esistono”.
Quella che possiamo definire “l’internazionale di destra” cerca con insistenza guerra, disordine e violenza. Funzionali al mantenimento di una supremazia plurisecolare, basata sull’oppressione e sulla legge del più forte, agghindata da washing multicolore, e che oggi viene contestata e messa in crisi dai poveri, dai fragili, dai non conformi. I quali, anche grazie alla tecnologia di cui Israele è fieramente protagonista, hanno trovato spazi di autodeterminazione, affermazione e organizzazione.
Quella che qui definisco “internazionale di destra” è un’alleanza non formalizzata, tacita, complice, utilitaristica, priva di valori comuni. È la destra che antepone gli animal spirit alla ragione, l’istinto primordiale del più forte all’egualitarismo della ragione. È una visione del mondo che unisce le destre più disparate: da quella suprematista americana al “comunismo” corporativo cinese, dalle autocrazie di Russia e Turchia alle velleità dei nuovi autoritarismi seduttivi dell’Ungheria di Orban, della Polonia di Kaczyński, del Regno Unito post-Brexit, della Israele di Netanyahu, dell’Italia di Meloni. Eccetera.
La destra che governa Israele ha manomesso le prospettive di progettazione politica per la convivenza di due popoli. Ha sconquassato l’architettura istituzionale e il tessuto democratico del paese e ha fratturato – temo in modo irrimediabile – l’unità israeliana.
Questa destra (israeliana e non solo) chiede il nostro supporto nella sua battaglia per lo stato di diritto in Medio Oriente, mentre trasforma le nostre democrazie liberali in veri e propri neofascismi, luccicanti di seduzioni mediatiche.
Inciso: la destra italiana si appresta a smontare l’equilibrio istituzionale con la riforma costituzionale ideata da Meloni, che assoggetta il Quirinale a Palazzo Chigi. Presto scenderemo in piazza come hanno fatto gli Israeliani negli ultimi mesi.
Gli Israeliani sono stati traditi da Israele, ma Israele è oggi il paese voluto dagli Israeliani con le elezioni democratiche. Gli orrori ignobili scagliati da Hamas il 7 Ottobre altro non sono che il finale di quel tradimento iniziato quando Israele ha votato una maggioranza politicamente collusa con la suddetta internazionale di destra.
Agli amici di quella Israele illuminata che ho amato dico: io sono qui a difendere i principi della democrazia liberale, dopo gli insediamenti israeliani in Cisgiordania condannati dagli organi internazionali? Dopo le alleanze finanziare con i monarchi assoluti di quei paesi arabi che sottomettono le proprie popolazioni? Sono qui a difendere Israele dopo gli accordi di Abramo (orchestrati dal cognato di Trump!) che ignora(va)no l’esistenza stessa del popolo palestinese? Sì, sono ancora qui, tradito e impotente.
Non posso tacere questo pensiero che mai, da amico di Israele, avrei immaginato di avere: le stragi di persone innocenti procurate da Hamas nelle sue azioni terroristiche negli ultimi quindici anni, ai miei occhi non appaiono così diverse dalle stragi di persone innocenti procurate negli ultimi quindici anni da Israele a Gaza e in Cisgiordania. C’è una destra israeliana gravemente collusa con Hamas ed è al governo in Israele.
Sognavo un Pride a Gerusalemme dove avremmo – come sempre – accolto le persone queer palestinesi (e un giorno cinesi, e russə, e turchə e tantə altrə) e a loro avremmo offerto rappresentazione, supporto e aiuto per rivoluzionare le proprie società e autodeterminarsi all’interno del proprio popolo e della propria cultura. Per poi un giorno sfilare con un Pride a Gaza, a Pechino, a Mosca, a Teheran.
Israele mi aveva insegnato questo.
foto di copertina: Blake Campbell (Unsplash)
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