Nostro ex redattore, candidato al premio Strega con il folgorante romanzo d’esordio Febbre e da poco tornato in libreria con Corpi Minori, Jonathan Bazzi, da noi recentemente intervistato, è stato ospite de Le Iene, ieri sera, con un monologo dedicato alla sua balbuzie.
“Avevo molta paura di essere qui stasera perchè sono balbuziente, sono anche sieropositivo dal 2016. Ma se dovessero propormi di liberarmi di una di queste due ingombranti caratteristiche e rinascere, non avrei dubbi. Preferirei rinascere sieropositivo“, ha precisato Jonathan. “Perché essere balbuziente è un qualcosa che ha marchiato a fuoco la mia vita, fin da quando ero piccolissmo“. Ed è qui che Bazzi ha raccontato le difficoltà riscontrate negli anni con la gestione della propria balbuzie.
“Non rispondevo al telefono, non entravo nei negozi. Mi chiedevano come ti chiami e io niente. Ho smesso di andare a scuola, illudendomi di poter vivere senza dover parlare di fronte agli altri. Le pause che sentite mentre parlo, sono dovute a questo guasto. In alcuni casi le parole si bloccano, la gola si serra, il respiro ti manca. Vuoi parlare e invece esce solo il silenzio. Essere balbuziente significa non esserci più. Leggo nei commenti sui social che non so parlare, che non so cosa dire. In realtà so benissimo cosa dire, è il corpo che non collabora. Stasera mi sono detto “questa cosa la voglio fare, e voglio farla parlando di ciò di cui mi vergogno, da morire”. La differenza nella nostra vita sta nella possibilità di attraversare le nostre parti vergognose cercando di farle nostre anzi che viverle sempre e solo attraverso i giudizi degli altri. Smentire noi stessi e quella voce interiore che ci ha sempre ripetuto che non saremo stati capaci”.
In Corpi Minori, edito da Mondadori, Bazzi narra la storia di un 20enne che vuole andarsene da Rozzano, percorrere in senso inverso i tre chilometri e mezzo di via dei Missaglia, lasciarsi alle spalle l’insignificanza e la marginalità e appartenere per sempre alla città, dove spera di trovare anche l’amore, che sin dall’adolescenza insegue senza fortuna, invaghendosi di ragazzi tanto belli quanto sfuggenti.
In una Milano ibrida e violenta, grottesca e straripante – che sembra tradire le promesse di quiete e liberazione immaginate da lontano -, il protagonista dovrà fare i conti con le derive del desiderio, provando a capire quale sia il suo posto nell’ordine geografico ed emotivo di questi anni irradiati di cortocircuiti tra reale e virtuale, tra immagine ed esperienza incarnata. Quando inizia una relazione con un ragazzo più giovane di lui e bellissimo, si sente finalmente dentro il cono di luce dorata della felicità: ama, ed è corrisposto. Eppure non basta trovarsi nel luogo che si è sempre sognato, non basta l’amore. Si è inchiodati a se stessi, in carne e ossessioni: per riuscire a occupare il proprio posto nel mondo non si può ignorarlo.
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