La morte di Lucy Salani, unica donna transgender italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, ha toccato il cuore dell’intera comunità LGBTQIA+ italiana, che si è stretta attorno al suo ricordo.
Vladimir Luxuria, da noi contattata, ha voluto dedicare un dolce pensiero alla straordinaria Lucy.
“Intanto ringrazio Porpora Marcasciano perché un po’ di anni fa mi ha presentato Lucy. Da allora ho avuto molte occasioni per frequentarla e rimanere rapita dai suoi racconti, dalla sua forza. Anche se era così piccola era fortissima, con il suo sguardo magnetico. E questo grande senso dell’ironia che hanno tutte le persone che hanno superato grandi prove. Ho apprezzato molto tutti i lavori che hanno fatto su di lei, sono stata con Lucy alla presentazione di “C’è un soffio di vita soltanto” alla presentazione che c’è stata al Torino Film Festival. Ho avuto anche la possibilità di cenare con lei, di farmi moltissime risate. Penso che lei mi abbia incoraggiata, è un’iniezione di linfa vitale, per ribadire il diritto alla vita, una vita dignitosa, degna di essere rispettata. Per combattere l’odio che lei ha provato sulla sua pelle, nel suo caso l’odio nazifascista. La sua testimonianza rimarrà sempre impressa nella mia anima, e nella nostra storia“.
Via social sono poi arrivati una straordinaria enormità di messaggi di condoglianze per Lucy Salani.
“Simbolo incarnato dell’oppressione e della liberazione“, ha scritto Porpora Marcasciano. “Parte importante di una storia del paese, dei tempi, della comunità. Se ora ci sentiamo più sole/i è perche la sua forza ci incoraggiava e ora, lo dobbiamo a lei, la sua storia ci rafforzerà. Grazie grande Lucy, buon viaggio“.
“Con lei se ne va un un faro straordinario della nostra storia; una testimonianza fondamentale del nostro passato; un’esempio unico di resistenza e resilienza Trans“, ha commentato il Movimento Identità Trans. “Con Lucy perdiamo la viva voce dell’unica donna trans sopravvissuta alla barbarie dei campi di sterminio; un monumento a quella lotta antifascista che oggi più che mai dobbiamo fare nostra. Ciao Lucy: grazie per la tua forza, per la tua storia e per l’immensa eredità che ci lasci è che avremo cura di tramandare, con amore, come tu hai fatto con noi“.
“Lucy è stata una giovane poetessa e donna transgender riuscita a sopravvivere all’orrore del campo di concentramento nazista di Dachau“, ha commentato Arcigay. “La sua vita è simbolo di Resistenza e di memoria storica ed è raccontata nel film “Un soffio di vita soltanto”. Il ricordo di Lucy vive nei nostri cuori e ci spinge a lottare con ancora più forza per affermare l’immenso valore dell’autenticità delle nostre vite. Ciao Lucy“.
“La sua storia è un esempio di forza, coraggio e resistenza per tuttə noi“, il commento del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
“Lucy ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla testimonianza“, ha scritto suo social il Cassero LGBT Center di Bologna, con un lungo e toccante ricordo a lei dedicato. “Non solo del periodo fascista, ma di una vita trans che, per l’epoca in cui l’ha vissuta, ha incarnato la resistenza e il desiderio di andare avanti, sempre e nonostante tutto. Ai tempi del campo di sterminio non aveva ancora iniziato il percorso di affermazione di genere, che intraprese dopo la guerra. Una vita movimentata, tra il mestiere di tappezzier* e le frequentazioni con il mondo trans, tra Torino, Parigi e Bologna. Il rischio di musealizzazione in vita è stato alto: su di lei è stato scritto un libro e sono stati prodotti due documentari“, ha ricordato il Cassero.
“Lei però questo rischio l’ha sempre scongiurato grazie alla sua umanità e al suo calore dirompenti, che emergevano in ogni intervento pubblico. Anche negli ultimi, in cui aveva meno energie. Davanti al monumento dedicato alle vittime LGBTQ* del nazifascismo, il 25 aprile scorso, ha ringraziato le persone presenti di essere venute a commemorare «le nostre vittime», e ha ricordato loro che per lei, molto pragmaticamente, rappresentavano «il domani». D’altronde lei la vita se l’è davvero bevuta tutta, in alcuni periodi tracannandola, in altri momenti sorseggiandola. Lucy aveva una rete di amic* speciali, conosciut* nella sua vecchiaia, con cui aveva creato un legame speciale tra l’amicizia e la parentela, attuando senza saperlo una pratica queer fondamentale: il crearsi delle s/famiglie di elezione che ci amino per quello che siamo. Il Cassero esprime il suo affetto e la sua vicinanza a Kai, Porpora, Vincenzo, Ambra, Simone e all* su* altr* nipoti putativ*. C’è un soffio di vita soltanto, come recita il verso di una sua poesia divenuto il titolo del documentario di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, e il tuo resterà sempre con noi, a incoraggiarci nelle lotte verso la dignità e la libertà delle persone LGBTQ+“.
Anche Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, registi del documentario C’è un soffio di vita Soltanto da noi un anno fa intervistati, hanno così voluto ricordarla:
“Abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di conoscere Lucy qualche anno fa e da quel momento è iniziato un legame indissolubile, un legame che va al di là degli aspetti artistici e professionali. Lucy è diventata un punto di riferimento umano per noi e per le tante persone che hanno conosciuto la sua storia e che l’hanno amata per la sua resistenza, il suo orgoglio, la sua forza straordinaria. Lucy se ne è andata, ma il suo ricordo e la sua storia rimarranno scolpiti non solo nella memoria di chi, come noi, le ha voluto bene, ma anche nella memoria collettiva del nostro paese“.
Emily Clancy, vicesindaco di Bologna, ha ricordato come il 21 luglio scorso il Comune le aveva consegnato la Turrita di bronzo, tributandole omaggio come testimone di libertà e resistenza. “Lucy è stata una figura fondamentale per la nostra città, una di quelle concittadine che ti rendono orgogliosa di vivere a Bologna“, ha scritto Clancy sui social. “Grazie Lucy, per quello che hai dato a me, ma soprattutto per l’esempio che hai rappresentato per tutta la città. Conoscerti è stato un vero privilegio“.
“La sua storia è la sua testimonianza è stata l’unica per la nostra comunità LGBT+ in Italia per molti anni, ora chiediamo che a lei sia intitolato un museo della Memoria LGBT+, dove tutti possano vedere quanta violenza e discriminazione la nostra comunità ha subito nei secoli ed ancora oggi“, il commento di Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale.
“Il suo racconto di quanto vissuto a Dachau è uno straordinario esempio di memoria, coraggio e orgoglio. Che la terra ti sia lieve, Lucy. Grazie“, ha scritto sui social Alessandro Zan.
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