La vicesindaca di Bologna Emily Clancy e la Presidente della Commissione Pari Opportunità Porpora Marcasciano hanno ieri consegnato la Turrita di Bronzo (una delle onorificenze del Comune) a Lucy Salani, donna trans* più anziana d’Italia sopravvissuta alla deportazione nel campo di concentramento di Dachau.
Con questa motivazione:
“A Lucy Salani, la città di Bologna, dove lei ha scelto di vivere, tributa omaggio come testimone di libertà e resistenza. Nata a Fossano in provincia di Cuneo nel 1924, trasferitasi a Bologna durante l’infanzia con la famiglia, vi è poi tornata a vivere negli anni ’80. Donna transgender, sopravvissuta al campo di concentramento di Dachau, la sua lunga vita è tante vite e ci racconta, come lei stessa ha scelto di fare in molte occasioni – da ultimo ricordiamo il film documentario di Botrugno e Coluccini ‘C’è un soffio di vita soltanto’ – di una persona che ha attraversato tutto il secolo scorso, nei suoi momenti più bui, ma anche nelle sue rinascite e trasformazioni. Lucy ha conosciuto la crudeltà e l’orrore dei campi di concentramento, sottraendosi da giovanissimo alla leva per un atto di diserzione spontaneo, necessario. L’obbedienza non è più una virtù, diceva Don Milani nelle sue appassionate riflessioni contro la guerra. E così Lucy, praticando una spontanea e necessaria disobbedienza, incontra la durezza indicibile del campo di Dachau. Eppure quella durezza lei riesce, con franca naturalezza, a dirla, lasciandoci una testimonianza e una memoria che dobbiamo custodire come un prezioso regalo. Da quell’inferno Lucy riesce a scappare, disobbedendo ancora al destino e aggrappandosi con forza e decisione alla vita. E questo è il secondo atto di testimonianza di Lucy, di cui dobbiamo fare tesoro: l’affermazione di libertà rappresentata dal suo percorso di donna transgender. Persona prima di tutto, essere umano libero, rappresentazione in carne ed ossa della unicità di ognuno di noi e del rispetto che dobbiamo a tutte le differenze. Salani, come lei stessa afferma, ha vissuto tante vite: bambino, bambina, figlia, soldato e disertore, prigioniero e fuggiasco, lavoratrice, ballerina e prostituta, madre adottiva, amica e amante, ognuna degna di essere vissuta fino in fondo. Una lunga vita monito di libertà e resistenza che l’ha portata ad essere la più longeva donna transgender d’Italia. Questo omaggio a Luciano “Lucy” Salani è dunque per Bologna un proposito e un auspicio ad essere sempre come la sua cittadina Lucy: città libera, resistente ai soprusi e alle ingiustizie, e custode di memorie, accogliente e plurale”.
In serata, alle 21.45 in Piazza Maggiore, sono stati poi proiettati “C’è un soffio di vita soltanto”, doc su Lucy diretto dai registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini (qui da noi intervistati) e a seguire “Let’s Kiss – Franco Grillini storia di una rivoluzione gentile” di Filippo Vendemmiati.
Oggi 98enne, Salani è considerata dal Movimento Identità Trans l’unica persona transessuale italiana ad essere sopravvissuta alle persecuzioni fasciste e naziste. Nel 2009 la sua storia è diventata conosciuta grazie a Gabriella Romano e alla biografia da lei scritta “Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale“, pubblicata da Donzelli Editore. Nel 2011 sempre Gabriella Romano ha realizzato il documentario Essere Lucy. Nel 2014 il regista Gianni Amelio ha intervistato Lucy nel documentario Felice chi è diverso. Ora il meritato omaggio della ‘sua’ città, Bologna.
Foto cover, Facebook Porpora Marcasciano
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