Sabato notte è andato in onda in prima tv su RaiStoria C’è un soffio di vita soltanto, splendido documentario di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini interamente dedicato a Lucy Salani, donna transessuale tra le pochissime sopravvissute al campo di concentramento di Dachau, testimone diretta di uno dei momenti più bui e tragici della storia del Novecento, scomparsa lo scorso marzo all’età di 98 anni.
Per chiunque l’avesse perso e volesse recuperarlo c’è RaiPlay, fortunatamente, se non fosse per una sinossi che trasuda transfobia. Sul sito ufficiale di RaiPlay si legge:
“La storia del transessuale Lucy, che fu Luciano, e che, condannato ai lavori forzati in Germania, fu uno dei pochi ad uscire vivo dal campo di concentramento di Dachau al termine della Seconda Guerra Mondiale”.
Non solo deadnaming, ma anche un reiterato e vergognoso utilizzo del maschile. Quello che è a tutti gli effetti un omaggio alla memoria, al coraggio e alla resilienza di Lucy sporcato da una sinossi semplicemente inaccettabile.
Il documentario di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini racconta un pezzo di storia italiana (e non solo) attraverso gli occhi di una persona che è stata costretta a guardare l’orrore, ma ha saputo resistergli con forza e coraggio ineguagliabili.
Attraverso il racconto lucidissimo di Lucy, il film non solo affronta tematiche attuali come l’identità di genere, ma vuole anche far riflettere sull’importanza di continuare a mantenere intatta la propria personalità, nonostante i soprusi e i continui tentativi della società contemporanea di condannare, umiliare ed eliminare ogni accenno di diversità – “chi l’ha detto che una donna non può chiamarsi Luciano?”, afferma la protagonista della storia nel corso del film.
Attraverso un affresco intimo e delicato, Botrugno e Coluccini pongono allo spettatore riflessioni continue e mai scontate. E lo fanno direttamente con la voce di chi certi orrori li ha vissuti sulla propria pelle, perché le voci come quella di Lucy si stanno affievolendo e con loro la memoria collettiva sembra perdersi ogni giorno sempre di più. C’è un soffio di vita soltanto è un inno alla vita e un elogio della diversità in tutta la sua bellezza. Perché Lucy è l’essenza stessa della diversità, una persona in perenne lotta per l’affermazione della propria identità, in un mondo che ancora oggi, troppo spesso, preferisce odiare piuttosto che comprendere.
Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, che presentarono il docufilm Fuori concorso alla 39a edizione del Torino Film Festival, hanno realizzato un ritratto colmo di umanità di una donna che, con il suo vissuto, è diventata metafora di un’intera comunità fatta di persone che non si arrendono e sanno fare tesoro del dono più prezioso della Storia: la memoria, come unico e insostituibile punto di partenza.
RaiPlay, con 35 parole appena, ha spazzato via tutto questo.
Update 20 giugno: Dopo la nostra denuncia pubblica, Raiplay ha così modificato la sinossi di C’è un soffio di vita soltanto.
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