Timothy Cummings è un artista visivo autodidatta originario del New Mexico. La sua carriera è iniziata vent’anni fa a San Francisco, ma dal 2014 è tornato ad Albuquerque, sua città natale.
Timothy Cummings è conosciuto principalmente per i suoi dipinti narrativi e i ritratti dove bambini e adolescenti indagano la loro sessualità e l’identità di genere in un mondo adulto,
«Mi piace la fantasia dell’infanzia, quella che ci permette di usare la mente per creare il mondo intorno a noi».
Lo abbiamo intervistato per scoprire il suo mondo e la sua visione.
Hai un’opera alla quale sei particolarmente legato?
«Mi piacciono molti dei miei dipinti e per diversi motivi, è difficile sceglierne uno a cui sono più affezionato. In generale amo maggiormente le opere che ancora mi sorprendono, i lavori che ho realizzato con un’ intenzione precisa e che sono dettagliati alla perfezione».
«Adoro osservare un mio vecchio dipinto che non vedevo da anni e sapere che conserva ancora una forte vibrazione. Penso che quando metti tutto ciò che hai in un lavoro, questo brillerà ancora a distanza di anni, proprio per questo amo di più i dipinti che ancora mi commuovono».
Che rapporto hai con la religione?
«Il mio rapporto con la religione è stato in gran parte modellato dal fatto che sono stato cresciuto da un padre cattolico e da una madre atea, il che mi rende una strega. Non seguo nessuna religione organizzata, ma ho un grande amore per la sacralità delle elaborate esibizioni nelle cerimonie e un profondo amore per lo spirito della natura».
Dove prendi ispisrazione per le tue opere?
«Direi che una delle mie più grandi ispirazioni è il lavoro degli altri artisti. Sono un pittore autodidatta e ho raccolto la maggior parte di ciò che ho imparato guardando i dipinti nei libri e musei. Penso che i pittori classici e romantici siano quelli che mi commuovono di più».
«Di recente ho visto una mostra dei dipinti monumentali di Tiziano all’Isabella Stewart Gardner Museum. Le sue opere dai colori super vivaci erano così seducenti, mi è piaciuta molto anche la poesia del suo racconto artistico che mi ha dato un nuovo modo di vedere la pittura figurativa. Trovo sempre nuova ispirazione nelle opere dei vecchi maestri».
Come è nato il tuo primo lavoro?
«Le mie prime opere d’arte sono nate da un profondo bisogno di glamour e femminilità. Da bambino infatti disegnavo continumente illustrazioni di donne eccessivamente glamour, con un sacco di strass e un’alta drammaticità. Ho anche realizzato infiniti disegni di Shirley Temple, insomma l’enfasi era decisamente sul glamour e sulle cose carine».
Che legame c’è fra le tue opere e l’aspetto sessuale?
«L’aspetto sessuale nel mio lavoro è diventato più prevalente quando, da giovane, ho preso coscienza dei miei desideri per gli uomini. Sono cresciuto in un periodo di Liberazione GAY e di grande paura per l’AIDS. Così Morte e Desiderio sono diventati per sempre legati nella mia vita e nel mio lavoro».
Come ti definiresti?
«Descriverei me stesso e il mio lavoro come un profondo amore per la musica classica. Un’ossessione per i misteri strani e oscuri. Un amore per tutte le arti e la grande teatralità. Sballarsi di bellezza ed esplorare il processo creativo, vivere la vita in modo creativo. Elaborare il trauma di crescere da ragazzo gay sensibile in un momento di repressione e grande paura. Un mondo fatto dalle proprie creazioni».
Quanto c’è di autobiografico nelle tue opere?
«Considero tutti i miei lavori autobiografici. La mia arte è come elaboro il mondo e come creo il mio mondo. Anche gli uccelli nei miei quadri sono io».
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