È uno strano oggetto, questa Libellula. Innanzitutto per il nucleo intorno al quale si sviluppano i suoi contenuti: una turbolenta storia d’amore omosessuale ambientata in Italia ai tempi della resistenza antifascista, cosa che rappresenta a suo modo una novità. E poi per il contesto in cui vede la luce. Il libro è pubblicato da I.S.R.Pt Editore, la sezione editoriale dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Pistoia, che fa parte della più ampia rete, presente su tutto il territorio italiano, dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Sono enti che si occupano sostanzialmente di memoria storica, promuovendo, mediante varie attività e pubblicazioni, la conoscenza di un periodo cruciale della storia del nostro paese. In una sentita prefazione, il presidente dell’istituto riconosce all’autore il merito di aver tentato di ampliare, inserendo una variante quale l’omosessualità in un contesto dove raramente è rappresentata, lo spettro tematico e l’impressione di vicinanza e verità del periodo. L’autore è Bert d’Arragon, vecchia conoscenza dell’attivismo GLBT nazionale e grande appassionato di storia, che ha assemblato il libro nel corso di anni di ricerche e conversazioni.
La trama è estremamente complessa. Si tratta di un romanzo corale, che ha per protagonisti Pietro e Giovanni, due ragazzi toscani di estrazione popolare che vivono un’intensa storia d’amore. Si conoscono giovanissimi nel 1924, e in una serie di fughe e tumultuosi spostamenti dovuti in parte alla difficoltà di vivere tranquillamente il loro rapporto, e in parte ai diffusi fermenti – molti spaventosi, altri entusiasmanti – dell’Italia in piena ascesa fascista, finiscono a Roma. Lì le loro vicende si intrecciano principalmente con quelle di un’anziana nobildonna di idee antifasciste, della sua temibile famiglia e di una prostituta che finisce per diventare una spia della polizia segreta fascista. Ma è davvero affollata l’umanità che popola il romanzo, in cui le figure storiche si mescolano a personaggi di fantasia (e il blog che fa da corredo al libro contiene estese biografie di tutti): intellettuali, operai, politici, nobili e gente comune, italiani e stranieri. Tanti sono anche i luoghi dell’azione: la Toscana, Roma, Livorno, Parigi, campagne, città, ville, bordelli, monasteri, così come i piani temporali e i punti di vista, che si alternano freneticamente anche grazie all’utilizzo di “fonti” variegate: racconti in prima persona, epistolari, intercettazioni, diari. Complessivamente, la storia occupa un arco di tempo ampio, dai primi anni Venti fino alla fine della Seconda guerra mondiale, e lo sfondo storico, evocato e analizzato nel dettaglio, si incunea con prepotenza nelle vicende degli individui. Il principale punto di incontro di queste due dimensioni è proprio la Libellula del titolo, un gruppo clandestino di resistenza borghese vicino a Giustizia e Libertà.
Una curiosa (e voluminosa) lettura, che a fronte di qualche ridondanza e passaggio didascalico ha però il pregio di offrire un punto di vista insolito e movimentato su fatti che solitamente risultano appiattiti dalla patina della distanza storica e dell’iconografia ufficiale, riavvicinando il lettore alla realtà di un periodo ormai lontano, e invitandolo a riconoscervi il carattere immutabile delle dinamiche umane, nonché, purtroppo, anche di alcuni loro risvolti sociopolitici.
di Matteo Colombo
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