Un amore (e una famiglia) senza pronomi o che i pronomi li vuole usare tutti: “I pronomi sono prepotenti e chiassosi”, dice Maggie Nelson, 43 anni, autrice di un libro, Gli Argonauti (Il Saggiatore, pagg. 224, 19 euro; trad. di Francesca Crescentini) sulla sua famiglia eccezionale. Eccezionale per l’amore che ci circola, ma eccezionale anche per la sua storia. Un libro che pone delle domande importanti e attualissime: può l’amore andare oltre le etichette e allargarsi sino a contenere transizioni e trasformazioni che rendono difficilmente catalogabile l’esperienza e l’identità? Che limiti ha l’amore?
Il marito di Maggie, Harry, era nato Wendy e solo dopo è diventato l’artista transgender Harry Dodge. La loro storia è al contempo normale e straordinaria: si sono conosciuti, si sono innamorati, sono andati a convivere a Los Angeles. Lui aveva già un figlio, poi lei è rimasta incinta (grazie alla fecondazione assistita) e ora i figli sono due. Il libro di Maggie Nelson, già caso letterario negli Stati Uniti, racconta tutto questo, racconta la loro storia d’amore e la nascita della loro famiglia. Un libro che è molte cose insieme: racconto, riflessione, analisi del linguaggio, critica sociale, memoir. E che è anche e soprattutto un magistrale esempio di cosa significhi queer e gender fluid. Gli Argonauti ha già ricevuto molti riconoscimenti internazionali, tra cui la candidatura ai National Book Critics Circle Awards 2016.
La storia d’amore tra Maggie e Harry è una storia che che riguarda da vicino anche i corpi di entrambi: quello di lei con i tentativi della fecondazione assistita, quello di lui alle prese con testosterone e mastectomia. Maggie non ha problemi a restare sul terreno dell’indefinitezza, scrive che Harry “non è né maschio né femmina, ma un’offerta speciale: un due per uno”. E ancora: “Il genere è fluido per chiunque. L’autoidentificazione di una persona può essere molto diversa da quello che gli altri, da fuori, possono pensare”, “Noi non ci sentiamo particolari. Ogni famiglia che conosco ha molte cose da spiegare. Le famiglie sono famiglie e sono complicate. Saremo onesti, gli diremo da dove vengono”.
Il titolo del libro è un omaggio a Roland Barthes: in un suo scritto, paragonò la persona che pronuncia per prima la frase “ti amo” all’Argonauta che rinnova la nave durante il viaggio senza cambiarle il nome: “Qualche giorno dopo la mia dichiarazione d’amore, ormai preda di un feroce senso di vulnerabilità, ti ho mandato una citazione tratta da Barthes di Roland Barthes, quella in cui Barthes descrive la persona che pronuncia per prima la frase «Ti amo» come «l’Argonauta che ripara e rinnova la sua nave durante il viaggio senza cambiarle il nome». Le parti della Argo potranno essere rimpiazzate nel tempo, ma la nave continuerà a chiamarsi Argo. Allo stesso modo, tutte le volte che l’innamorato dirà «Ti amo», il significato della sua dichiarazione verrà rinnovato a ogni utilizzo, visto che «il compito fondamentale dell’amore e del linguaggio è quello di conferire alla medesima frase inflessioni per sempre nuove». Mi sembrava una citazione romantica. Tu l’hai interpretata come una potenziale ritrattazione. Con il senno di poi, credo fosse entrambe le cose”.
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