Non c’è pace per Malika, la giovane di Castelfiorentino (provincia di Firenze) che nei giorni scorsi è finita al centro delle cronache nazionali per essere stata vittima di discriminazione omofobica da parte della famiglia. Cacciata di casa dopo il coming out, la ragazza di 22 anni si è ritrovata di colpo priva di ogni effetto personale e riferimento. La sua storia è stata raccontata dal portale Fanpage la scorsa settimana, ma ha catturato l’attenzione anche del piccolo schermo.
Con il dibattito sulla calendarizzazione del Ddl Zan sempre più caldo, sia il Maurizio Costanzo Show che Le Iene hanno deciso di raccontare la vicenda di Malika, fra dibattiti con volti noti dello spettacolo e tentativi di ricucire la frattura tra la ragazza e la famiglia. Nella puntata del programma di Italia 1 di mercoledì 13 aprile, l’inviata Veronica Ruggeri ha così contattato il fratello della ragazza, dopo i tentativi andati a vuoto di entrare in comunicazione con i due genitori. Anziché trovare una luce di speranza, la chiamata tra la conduttrice e l’uomo ha aggiunto ulteriori informazioni drammatiche al già squallido episodio.
“Non prendo le parti di una persona che fa schifo. Questa cosa andrà avanti per anni. Per i miei genitori è una malattia: le hanno tolto la residenza ed è disconosciuta“, ha rivelato l’uomo. Tre giorni prima della registrazione del servizio, infatti, la madre e il padre di Malika hanno eliminato la figlia dal certificato di residenza, rendendola di fatto senza fissa dimora. Avviate inoltre le pratiche per il disconoscimento, che potrebbe privare di alcuni diritti in quanto figlia.
Malika, cacciata di casa perché lesbica: “Ho pensato di gettarmi al fiume”
Nonostante l’aiuto degli amici e il sostegno della società civile e di personaggi di spicco dell’intrattenimento italiano, l’attuale situazione ha gettato Malika in un profondo stato di sconforto, tale da prendere in considerazione l’idea del suicidio. “Mi sento demolita dentro, a pezzi. Ho messo a repentaglio la mia vita a Firenze, mi stavo per gettare nell’Arno. Spesso ci penso che cosa ci faccio qui”. Non ha aiutato l’ultimo messaggio ricevuto dalla ragazza omosessuale da parte del padre, che ironicamente l’ha ringraziata per aver reso pubblica la loro storia familiare.
Una storia che purtroppo ripercorre le tappe di molte altre storie, che non riescono ad ottenere la visibilità dei grandi media, spesso interessati a tenere alti i riflettori sul tema della violenza omofobica quando argomento di tendenza.
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Le " persone" come i familiari di Malika vanno colpiti negli affetti più cari , nel portafogli cioè , servendosi della legge che obbliga i genitori di mantenere i figli , anche maggiorenni , fino a quando non sono economicamente autonomi. Altro che cercare di riallacciare un rapporto ! In proporzione alle loro sostanze , devono dare il mantenimento a Malika : rete Langford è il caso di intervenire , se le cose sono per come descritte .