Fabrizio Marrazzo del Partito Gay ha lanciato una proposta per un referendum sul matrimonio egualitario. In verità, non esiste un referendum del genere nel nostro ordinamento. Il referendum per le leggi ordinarie è solo abrogativo. Qui la legge non c’è. Il matrimonio nella Costituzione e nelle leggi specifiche non richiede per sposarsi il requisito della diversità di sesso e della capacità a procreare. Queste sono prerogative del Diritto Canonico.
“Arrivare al risultato dell’introduzione del matrimonio egualitario nel nostro ordinamento con un referendum non mi pare una strada percorribile per un motivo molto semplice” dichiara a Gay.it Angelo Schillaci, professore associato di Diritto Pubblico Comparato alla Sapienza Università di Roma: “Sappiamo benissimo che nel nostro ordinamento esiste esclusivamente il referendum abrogativo il che implica che ci debba essere una norma o più norma e che abrogandole si possa raggiungere l’introduzione del matrimonio per tutti. Tuttavia, nel nostro codice civile non esiste una norma che dica espressamente il “matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna”, chiaro, esistesse e abrogandola avremmo l’effetto positivo ma questa norma non esiste. Esistono alcune disposizioni del codice civile che fanno riferimento, per esempio, al marito e alla moglie e potremmo dire: ok, interveniamo su quelle ed escludendo il riferimento al marito e alla moglie si ottiene il risultato. Tuttavia, si tratta di norme che per come sono scritte non reggerebbero all’esclusione delle parole “marito”, “moglie” ma resterebbero prive di significato“.
E continua il professor Schillaci: “Prendiamo ad esempio l’articolo 143: “Con matrimonio marito e moglie assumono i medesimi diritti e obblighi”, non puoi abrogarla totalmente, potresti abrogare quelle due paroline ma la frase che resta rende la norma inutile e questo vale per tutte le altre norme. Per questo lo strumento del referendum abrogativo non è percorribile per l’introduzione del matrimonio egualitario. A conferma ulteriore si può richiamare la sentenza 138 del 2010 della Corte Costituzionale con la quale si chiedeva di dichiarare l’incostituzionalità dell’eterosessualità imposta del matrimonio. Anche in quel caso la questione di costituzionalità fu sollevata non sul singole norme ma complesso di norme del codice civile le quali “sistematicamente interpretate conducono nel ritenere che il matrimonio in Italia possa celebrale solo tra un uomo e una donna” questo conferma che non esiste un complesso di norme incidendo chirurgicamente sulle quali puoi raggiungere il risultato ma diciamo l’eterosessualità del matrimonio si desume in via “sistematica” da un complesso di norme e quindi non puoi fare un referendum su una roba del genere”.
Un consiglio non richiesto che sicuramente il Partito Gay respingerà al mittente:
Luigi Testa, Assistant Professor di Diritto costituzionale presso l’Università Bocconi, sulle pagine di Domani ha indicato una strada alternativa: la proposta di legge di iniziativa popolare, servono 50mila firme (anche con lo Spid) leggi >
Il Partito Gay con la sua struttura e la sua presenza mediatica collaudata potrebbe intestarsi questa battaglia. Da protagonista e coinvolgere le associazioni e quella comunità che oggi lo dileggia. Se invece lo scopo è una irrompere nella scena mediatica e rompere, per poi esibire vittimismo e sacrificio come trofei, allora va bene prendersi a calci, va bene proporre cause inutili, va bene lagnarsi. Anche per solo conquistare qualche titolo. Anche per nulla.
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