Arriva dalla Calabria l’ultima carrellata di insulti leghisti alla comunità LGBT. Merito, si fa per dire, di Nino Spirlì, giornalista e scrittore nonché vicepresidente della giunta regionale calabrese, ma soprattutto omosessuale dichiarato, di destra, fervente cattolico.
Ci stanno cancellando le parole di bocca. Come se dire zingaro sia a priori un giudizio negativo. N*gro è la stessa cosa. Così come a me nessuno può venirmi a dire “non puoi dire che sei ricchione perché sei omofobo”. Io lo dico. E guai a chi vuole impedirmi di utilizzare la parola ricchione, perché è ricchione. Siamo in mano a delle bruttissime lobby, che si sono unite, hanno fatto una lobby delle lobby, quella a cui avrei dovuto appartenere io è una delle peggiori. Non c’è cosa più brutta della lobby frocia, quella che ti dice che non devi dire quella parola, non avere quell’atteggiamento. Se non sei comunista non sei omosessuale. Non è possibile. Avete mai visto due uomini che si sposano? Voi siete pazzi.
Parole in libertà, quelle dell’assessore alla Cultura della Regione Calabria, che ha poi tirato fuori un rosario dalla tasca, in omaggio evidentemente al suo leader Matteo Salvini, per poi confessare che sì, “è un po’ froc*o, è un po’ chic. Me l’hanno regalato le suore, e ricordatevi che il cuore di Gesù ci aiuta sempre”.
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Oltre all'omofobia interiorizzata , ed alla propria omosessualità mai accettata , questo signore dovrebbe anche cambiare " pusher" : quello che gli vendono lo esalta troppo.
Omofobia interiorizzata a tonnellate.