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“Non vendiamo vestiti ai gay”: l’inchiesta delle Iene

Matteo Viviani si finge lo store manager di uno strano negozio. Le reazioni dei clienti che devono dimostrare di essere etero: “quelli mi stanno sulle palle di brutto!”. Pochi si indignano.

2 min. di lettura

^f1Negli ultimi mesi, l’Italia è stata teatro di numerosi episodi di omofobia, anche particolarmente violenti. E l’opinione pubblica si è indignata per questo. Ma quanto è sincera l’indignazione? Ovvero, come reagisono le persone di fronte alle discriminazioni quotidiane? A farsi la domanda sono stati gli agguerriti reporter de "Le Iene" che nella puntata andata in onda ieri sera hanno mostrato un servizio realizzato con l’ormai noto sistema della telecamera nascosta. Fingendosi il direttore di un negozio di abbigliamento, la iena Matteo Viviani ha recitato la parte di Edoardo, uno store manager che ha scelto di non vendere la propria merce a persone omosessuali. E per essere sicuro che i capi d’abbilgiamento del suo negozio non finiscano "nelle mani sbagliate" ha chiesto a dieci potenziali clienti di dimostrare la propria eterosessualità.
^rf2Il servizio andato in onda mostra le reazioni delle persone cadute nella trappola di Viviani. La prima, per la verità molto in coraggiante, è quella di un giovane asiatico che, pur sorridendo, si rifiuta di accontentare le pretese del presunto direttore del negozio. "Non ho bisogno di attestare qualcosa per comprare un vestito, Giusto?", dice allontanandosi il ragazzo dagli occhi a mandorla. Il secondo, che sembra essere un uomo non più giovanissimo, seguel a scia del primo e dice: "non mi piace per niente questo discorso" e se ne va a mani vuote. Bene, viene da pensare, le premesse sono decisamente ottime.
^f4Purtroppo, però, i clienti successivi non reagiscono allo stesso modo. Su un totale di dieci persone riprese dalle telecamere de Le Iene, ben sette assecondano la folle richiesta di Edoardo, mostrando foto di donne sul cellulare, camminando per dimostrare di non sculettare e dichiarando quante volte hanno fatto sesso con una ragazza piuttosto che con un’altra. Qualcuno si spinge anche più in là. "Vogliamo evitare che le persone omosessuali acquistino i nostri prodotti", dice Edoardo ad un ragazzo in maglietta bianca attillata che poco prima aveva dichiarato di non essere gay, ma di avere tanti amici omosessuali (quante volte lo abbiamo sentito dire?). Il giovane risponde senza battere ciglio: "Beh, è una cosa normale". E le "sorprese" non finiscono qui: si passa da un classico "viva la f…" come dichiarazione di virilità, ad un più esplicito "Io quella gente là proprio… Mi sta sulle palle di brutto" corredato da un "non mi piace perché è un ricchione" riferito a George Michael.
^rf3E c’è anche chi chiama la fidanzata a dargli man forte e confermare che lui è un uomo vero. Per fortuna l’ultimo cliente reagisce in maniera determinata ribellandosi alle assurde pretese di Edoardo e gli dice: "Ma che c… stai dicendo? Sei proprio un ignorante! Così sei il direttore? Fai schifo". E davanti alle insistenze di Edoardo, il cliente, piuttosto indignato, se ne va dal negozio alzando il dito medio verso l’improbabile direttore del negozio. Il bilancio resta comunque abbastanza triste. Solo tre persone non hanno ceduto alle richieste a dir poco sbalorditive del finto direttore del negozio. Una piccola finestra, certo, senza la pretesa di essere sociologicamente attendibile, ma come negare che sia lo specchio di un sentimento molto più diffuso e molto più socialmente accettato di quello che si pensa?

 

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