Milano – Martedì 20 ottobre, ore 16.30 all’ Università degli Studi di Milano, Aula 111 (Via Festa del Perdono, 3) gli studenti del collettivo Gay Statale hanno organizzato un’interessante conferenza, aperta a tutti. Si parla di omosessualità nel mondo antico, anche in riferimento ai recenti episodi di omofobia delle cronache nostrane.
Antinoo, Adriano, Ascilto, Saffo sono solo alcuni dei personaggi storici o letterari di cui conosciamo gli amori. Ma come e chi amavano gli antichi ellenici e gli abitanti dell’Urbs? Un mondo diverso eppure così simile al nostro. Un mondo da cui tutta la cultura occidentale ha avuto origine. Un mondo dove era lecito, normale e talvolta educativo amare persone dello stesso sesso. In questo incontro la professoressa Laura Pepe, docente e ricercatrice di Diritto Romano della Statale, mostrerà la concezione e le forme di omosessualità dell’antica Roma e – soprattutto – nella Grecia classica, raccontandone l’evoluzione nel tempo. Un cambiamento possibile grazie alla “culturalità” dei nostri modi di vivere e pensare l’amore trasmessici dalla cultura a cui apparteniamo e non imputabili alla natura, essendo essa uguale per ogni essere umano e impossibile da contrariare. Sarà la scienza a mostrare i risultati di ricerche degli ultimi anni indipendentemente da fedi o ragioni politiche, ma legata solo agli studi e alle riflessioni prodotte dai continui interrogativi sulla naturalità dell’essere umano.
Per chi volesse approfondire l’argomento, vi sono anche diversi testi in cui si parla di sesso e amore nel mondo antico, con particolare attenzione alle inclinazioni omo e bisessuali, scritti dalla professoressa Eva Cantarella (tutti editi da Feltrinelli), ordinaria di Diritto Romano sempre presso la Statale, una vera specialista dell’argomento: “ Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico”; “L’amore è un dio” e “Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma”. In quest’ultimo, di recente pubblicazione, si parla soprattutto di virilità, massima virtù per i romani, di cui doversi vantare e gloriare anche negli aspetti più concreti e materiali. Ecco allora i Carmina Priapea, gioiosa celebrazione di Priapo, il dio del fallo, coi suoi spropositati attributi; ecco graffiti e iscrizioni di palestre, taverne, muri la cui gioiosa crudezza sconfina spesso nell’oscenità; ecco leggende popolate da membri maschili. Ed ecco dotti ma spassosi intermezzi, dove la Cantarella ci dà conto anche dei "veri" uomini, Augusto e Cesare, i poeti Grazio e Marziale, e ovviamente, Catullo, che chiede con pari trasporto i baci della bella Lesbia e del tenero Giuvenzio.
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