In tour elettorale praticamente da sempre, Matteo Salvini è tornato ad attaccare la legge contro l’omotransfobia. Da Vigevano il leader leghista ha tuonato: «Ognuno si sposa, si bacia e ama chi vuole, dove vuole e quando vuole. Però, finché campo, rivendico il diritto di difendere i bambini, la loro mamma e il loro papà. E le adozioni gay e l’utero in affitto le combatto». Non contento, da Saronno Salvini ha bissato: “Per il Partito Democratico la legge sull’omofobia è fondamentale, stanno fuori dal mondo. Voi potete fare l’amore con chi volete, non mi interessa. Però attenzione al pericolo di una legge che manda a processo qualcuno che difende il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. No a genitori gay e a uteri in affitto: io mi batterò sempre per questo».
Menzogne, spudorate e reiterate menzogne che Salvini vomita a giorni alterni, visto e considerato che non esiste alcun reato di propaganda all’interno del DDL, che ribadisce l’inattaccabilità del diritto di opinione, finché quest’ultimo non diventa istigazione all’odio e alla violenza. Durissima la replica di Alessandro Zan, deputato PD e relatore del provvedimento.
Il DDL contro l’omofobia e la misoginia è ormai diventato una delle ossessioni di Matteo Salvini. Con i migranti e la legge Fornero, è entrato nella lista salviniana dei mali del Paese. Citato e attaccato quotidianamente, in ogni singolo comizio elettorale. E anche in questo caso, pura disinformazione e fake news: secondo lui in Italia ognuno può far ciò che vuole, essere chi vuole, amare chi vuole, riducendo le relazioni omoaffettive al buio delle stanze da letto – “lo Stato non deve entrare in camera da letto” è il refrain salviniano -. Ma Salvini vada a spiegare allora alla coppia di ragazzi aggrediti in spiaggia a Cagliari che sono liberi di amare chi vogliono. O vada a chiedere al ragazzo di Pescara, a cui è stata fratturata la mascella per un bacio, se si sente libero di baciare chi vuole. O piuttosto chieda alla ragazza di Potenza, aggredita a pugni in faccia perché lesbica mentre passeggiava verso casa, se è davvero libera di essere sé stessa. E questi sono solo tre esempi di una lista lunghissima. Quindi Salvini consideri che speculare elettoralmente sulla vita e sulla dignità degli esseri umani non solo è vergognoso, ma è anche pericoloso. Ancora una volta però il Parlamento si è dimostrato ben più lucido di Salvini: il DDL è già in discussione in Aula alla Camera, in cui verrà approvato non appena le scadenze di conversione dei decreti in materia di covid-19 e gli appuntamenti elettorali imminenti saranno passati.
Questo vuol dire che il DDL Zan tornerà in discussione alla Camera non prima del 21 settembre 2020, secondo e ultimo giorno del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. A confermarcelo lo stesso deputato Pd, da noi intercettato al telefono.
Domani c’è la capogruppo che deciderà il calendario. Non è escluso che possa essere calendarizzata per martedì 29 settembre. Bisognerà capire quanti decreti ci sono, che hanno la precedenza, perché scadono. Ma se non è fine settembre sarà i primi di ottobre. Siamo alla fase finale. L’iter in Aula è stato avviato e ora si parte subito con le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Lega e Fratelli d’Italia, dove hanno già chiesto il voto segreto. C’è già la volontà di andare alla guerra. C’è l’ossessione delle destre che vogliono affossare a tutti i costi la legge.
Una volta eventualmente approvato alla Camera, molto probabilmente il DDL Zan non arriverà in Senato prima di gennaio 2021.