Il governo pakistano ha scatenato un dibattito sui social media dopo aver vietato il film Joyland, con cui peraltro la nazione sud-asiatica partecipa agli Oscar.
Il film, che ritrae una storia d’amore tra un uomo e una donna transgender, ha ottenuto riconoscimenti a livello mondiale nei circuiti dei festival cinematografici, tra cui quello di Cannes di quest’anno.
L’uscita in Pakistan era prevista per il 18 novembre, ma qualcosa è andato storto.
In Pakistan, le relazioni LGBTQIA+ sono “materiale discutibile”
Il film è stato vietato perché conterrebbe “materiale altamente discutibile”, secondo una lettera inviata dal Central Board of Film Censors (CBFC) alla commissione censoria del Paese, come riportato dal quotidiano The Dawn. La lettera non specificava però cosa fosse esattamente considerato “discutibile”.
Il Pakistan è un Paese conservatore a maggioranza musulmana in cui i diritti LGBTQIA+ non sono riconosciuti. Nel maggio di quest’anno, il parlamento pakistano ha infatti approvato una legge che rende le relazioni omosessuali e le identità trans punibili fino a 10 anni di carcere.
In molti hanno criticato il ban a Joyland, descrivendolo come un atto di censura nei confronti della comunità LGBTQIA+. Saim Sadiq, il regista ha dichiarato di essere “profondamente rattristato” dalla notizia e che si tratta di un “giorno terribile” per gli artisti pakistani.
“Ho realizzato questo film per il pubblico pakistano ed è profondamente sconvolgente che il mio popolo non possa vederlo“, ha dichiarato in un commento pubblicato sui social media.
Altri si sono espressi a favore del divieto, affermando che la CBFC sta semplicemente facendo il suo lavoro proteggendo i cittadini da contenuti “immorali e indecenti”
Un passo indietro dal comitato censore del Pakistan
In agosto, Joyland era stato autorizzato dalle commissioni censorie provinciali e centrali del Paese. Tuttavia, il reclamo di un leader di un partito religioso ha costretto la commissione censoria federale a revocare la sua precedente decisione e a dichiarare il film non ammissibile per “tutto il Pakistan”.
Ciò solleva una domanda: perché è così difficile per i film a tematica LGBTQIA+ essere proiettati in Pakistan?
In molti – in Pakistan – sostengono che i film a tematica LGBTQIA+ non siano in linea con i valori sociali e gli standard morali. Si teme che questi film possano corrompere i giovani e di conseguenza, i censori sono pronti a vietare qualsiasi film che ritengono promuova valori presumibilmente “immorali”
Tuttavia, questa logica di censura non riflette la realtà. Le persone LGBT sono sempre esistite in Pakistan, e vietare i film non cambierà la situazione. Ciò che la censura fa è impedire un dialogo onesto e aperto su questioni importanti. Soffoca la creatività e l’espressione e, in ultima analisi, porta a una società più ignorante e intollerante.
La spaccatura sui social: tra #ReleaseJoyland e #BanJoyland
Joyland è stato sia lodato che condannato dagli utenti dei social media. L’hashtag #ReleaseJoyland è di tendenza a sostegno del film, mentre #BanJoyland è di tendenza contro.
Ma se ad oggi la questione tratta principalmente le tematiche LGBTQIA+, le polemiche sul film sono sorte inizialmente a causa del suo ritratto critico del governo pakistano. Sui social, c’è chi è favorevole al ban, mentre altri hanno espresso il loro sostegno.
La scrittrice Fatima Bhutto ha espresso la propria indignazione in un tweet proprio stamattina, definendo “imbarazzante” il fatto che le persone di tutto il mondo possano guardarlo, tranne in Pakistan.
Ha anche affermato che “la censura di Joyland è insensata” e che “uno Stato intelligente celebrerebbe e promuoverebbe questo film, non lo metterebbe a tacere e lo minaccerebbe”.
Per quanto riguarda la critica, essa ha ampiamente lodato il film per la sua onesta rappresentazione delle relazioni LGBT e per la sua critica al governo pakistano.
“La censura di Joyland è insensata: il Pakistan pullula di artist*, regist*scrittor*, e ha una ricchezza culturale e soprattutto un coraggio che il mondo ammira“
La controversia sul film Joyland evidenzia l’importanza della libertà di parola e di espressione artistica.
Resta da vedere se il governo pakistano cederà o meno alle pressioni degli utenti dei social media e permetterà la proiezione del film in Pakistan: per ora, l’unica risposta vaga alle critiche è stata la pianificazione di un incontro con il comitato censore per “comprendere come gestire al meglio la situazione”.
Il Pakistan non è però l’unico Paese ad aver avuto problemi con Joyland. Il film è stato vietato anche in Qatar e Kuwait. Tuttavia, il Pakistan è l’unico Paese in cui il film è stato ambientato e girato.
Sadiq, il regista di Joyland, è originario della città di Lahore, nella provincia orientale del Punjab, ha dichiarato di avere il cuore spezzato dalla decisione di vietare il suo film, e spera in una revoca della decisione del comitato censore.
“Se hai un problema con un film, puoi semplicemente scegliere di non guardarlo. Nessun film piacerà a tutte le persone, ed è per questo che non abbiamo bisogno di ottenere il permesso da 220 milioni di persone per distribuirlo“.
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