Un dibattito al Festival dell’Unità del PD a Roma (al secolo “Festa dell’Unità”) con ospite il presidente di ProVita, associazione del Family Day e contro le Unioni Civili, sembrerebbe degno di un futuro distopico in stile “La Svastica sul Sole”. E invece, è successo davvero.
Il sito Notizie ProVita, legato a quella ProVita Onlus che si è spesa contro la fantomatica teoria del gender, ha pubblicato un post che riportava la cronaca dell’appuntamento; verbo al passato d’obbligo, poiché la notizia non è più online, ma rintracciabile sulla copia del sito archiviata da Google (come segnalato da Next Quotidiano) . “Domenica 1 ottobre, a Roma al Festival dell’Unità, si è parlato di testamento biologico e di DAT con Toni Brandi, presidente di ProVita onlus e con la prof. Dina Nerozzi, psichiatra e endocrinologa dell’Università di Tor Vergata”. Tema diverso questa volta per l’associazione conservatrice, ma palco d’eccezione. E nel PD sono volati gli stracci.
Aurelio Mancuso, dirigente del PD salito agli onori della cronaca per essere firmatario di un documento contro la GPA (Gestazione Per Altri), ha polemizzato pubblicamente con il neoeletto segretario del PD capitolino Andrea Casu a proposito dell’evento in questione: “Ho inutilmente protestato perché si è permesso (tutti ora negano) ad esponenti di Pro Vita di salire su un palco dibattiti della Festa de l’Unità (sic.) e propagandare senza alcun contraddittorio, (davanti a nemmeno dieci persone, c’è da dire…) le loro schifose menzogne sulle inesistenti teorie gender e contro l’eutanasia” denuncia Mancuso. “Invece di rispondere sulla questione il segretario romano (Casu ndr.), evidentemente in un delirio di onnipotenza, mi ha accusato di polemizzare pubblicamente perché alla ricerca di visibilità”. Al primo vento di guerra (o guerriglia interna) è seguita la risposta del segretario Casu “Mi scuso con tutti gli iscritti del PD Roma per quel che è successo domenica alla nostra festa, non sarebbe dovuto accadere e come segretario mi impegno a prendere provvedimenti al fine che episodi così incresciosi non possano mai più ripetersi”. Casu si scusa (solamente) con gli iscritti Dem, proseguendo polemicamente: “A Monica Cirinnà chiedo di venire stasera al brindisi dei volontari per definire insieme una nuova data per una iniziativa pubblica visto che a quella che abbiamo organizzato […] alla fine ha deciso di non partecipare perché impegnata in un altro appuntamento”. Stracci e controstracci, e potrebbe essere finita qui. Potrebbe, se qualcuno non si fosse accorto di un’ulteriore scheletro nell’armadio del PD che potrebbe creare forti imbarazzi all’interno del partito se venisse confermato.A organizzare l’incontro romano degli anti-gender di ProVita, quelli che hanno lanciato una petizione per chiudere l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, per intenderci, è stato Cristiano Davoli, ex candidato tra le fila del PD Roma. A seguito del polverone, si è scusato in un lungo post su Facebook, dove conclude così: “Mi permetto, però, di far notare che la solidità dei nostri ideali e il loro radicamento nel cuore delle persone, ci autorizzano a non aver paura delle idee dei nostri avversari”. Fino qui, tutto bene. E invece, pare di no.
Flavio Romani, presidente di Arcigay Nazionale, ha ripubblicato sul proprio profilo Facebook uno screenshot dal sito ProVita diffuso da Yàdad De Guerre che segue le vicende dei No Gender, tra le altre, sul proprio blog Playing the Gender Card. Nella pagina riportata è indicato il nome di Cristiano Davoli come responsabile ufficio stampa del sito Notizie ProVita. Il Davoli si trova giusto una riga sotto ad Alessandro Fiore, figlio del segretario Roberto Fiore di Forza Nuova, partito neonazista di estrema destra italiano. “C’è stata una richiesta di farlo ma non l’ho ancora accettata” specifica sull’incarico in ProVita a Next Quotidiano “Anzi, non l’ho accettata”. Tutto risolto, un errore dei No Gender, pare; avrebbero messo online una pagina di test col nome di Davoli (a caso?), questi sbadati. E invece, ancora una volta, no.
Arrivati a questo punto della vicenda, a causa dell’alto tasso di sconcerto, si potrebbe chiudere la pagina di questo articolo e correre a guardare video di capybara su Youtube. Oppure, in alternativa, si potrebbe andare avanti a leggere: “La questione dell’ufficio stampa cambia di molto la vicenda, perché è evidente una tua profonda conoscenza di un’organizzazione di cui ho già descritto le orribili finalità” rincara la dose Aurelio Mancuso in uno scambio di post su Facebook, rivolgendosi al Davoli. “Questo particolare non esclude, anzi, rafforza un’assunzione di responsabilità da parte di Andrea Casu”. Stracci e controstracci, in casa PD. A coronare la vicenda, che non pare sia per nulla conclusa, ci pensa ancora una volta Cristiano Davoli, pentito sì di aver ospitato ProVita al Festival dell’Unità di Roma, ma: “La cosa più importante che voglio ribadire è che non ho mai lavorato o collaborato con Pro Vita […] In passato ho prodotto materiale video per la società che invece si occupa dell’ufficio stampa di Pro Vita“. In soldoni, Davoli ha lavorato per chi ha lavorato per ProVita, che per sbaglio ha messo il suo nome e i suoi contatti sul proprio sito, sul quale sito si è pubblicata la notizia (che non c’è più) del convengo al Festival dell’Unità di Roma, di cui nessuno sapeva nulla.
Una storia, questa, che a “La Fiera dell’Est” di Branduardi non ha nulla da invidiare.
Restano, dunque, ancora un po’ di domande inevase: al Festival dell’Unità possono essere organizzati dibattiti in modo casuale senza che la dirigenza capitolina lo sappia (anzi, senza che nessuno al mondo lo sappia)? Cristiano Davoli, del PD Roma, che legami ha con ProVita, tanto da invitarli al Festival e finire sulle loro pagine come responsabile stampa? Il PD avrà mai, per caso, una linea chiara sulle tematiche dei diritti delle persone?
Easter egg per chi è arrivato fino a qui: il nome di Alessandro Fiore è sparito dalla pagina contatti di Notizie ProVita (pare nella giornata del 3 ottobre, certamente presente fino a luglio 2017 come registrato dal servizio WayBack Machine), lasciando il posto a un generico “Ufficio Stampa”.
ProVita, confusi dalla nascita fino alla morte (naturale).