Il Gay più bello d’Italia 2021 risponde alle critiche “Posso essere palestrato e avere un cervello, basta etichette”

Tra una citazione di Luca Argentero, un paragone con il Presidente della Repubblica e le diete per stare bene con sé stessi, Pier Paolo Catacchio replica alle critiche mosse da molti media, incluso il nostro.

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5 min. di lettura

Continua a far rumore (come ogni anno!) l’elezione del Gay più bello d’Italia 2021, che ha visto Pier Paolo Catacchio conquistare scettro e fascia. Un concorso da molti criticato, perché giudicati arcaico, lontano dai tempi che stiamo vivendo, legato a stereotipi di bellezza che andrebbero una volta per tutti abbattuti. Nove giorni dopo quel trionfo, proprio Pier Paolo ha preso parola, via social, con una lunghissima  dichiarazione. Un titolo come quello di “Gay più bello d’Italia”, sottolinea il fresco vincitore, andrebbe “contestualizzato”.

Lasciamo ora spazio alle spiegazioni con cui, tra una citazione di Luca Argentero, un paragone con il Presidente della Repubblica e le diete per stare bene con sé stessi, Pier Paolo Catacchio replica alle critiche mosse da molti media, incluso il nostro.

Leggi su Gay.it: Il gay più bello d’Italia è un concorso vecchio che non incarna lo spirito dei tempi (di Mattia Tresoldi)

Scrive Catacchio: “Sono pienamente cosciente del fatto che ci siano ragazzi gay più belli di me in giro per l’Italia così come ci sono canzoni che pur non avendo preso parte ad una competizione come il festival di Sanremo hanno fatto la storia della musica italiana oppure donne bellissime divenute famose per la loro avvenenza ma che non hanno mai partecipato a nessun tipo di concorso di bellezza“, scrive Catacchio, prima di soffermarsi sulla “sfera dei valori” di una simile manifestazione, che regolamento alla mano punta ad eleggere “il ragazzo italiano gay che, a parere di una giuria, oltre ad avere indubbie qualità estetiche, attivi una volta conquistato il titolo il suo impegno sociale“.

“L‘essere o meno propenso all’attivismo sociale” è “una caratteristica troppo difficile da poter essere identificata in pochi minuti ed é quindi per questa ragione che, a mio avviso, se il vincitore di un titolo come quello da me conquistato avrà voglia di mettersi in gioco al 100% lo farà perché sarà un qualcosa che lui stesso sente e che avrà modo di dimostrare col tempo e non certamente durante i pochi minuti riservatigli durante la cornice del concorso“, precisa Pier Paolo, a cui nessuno ha mai chiesto di fare “campagna elettorale” in favore dei diritti lgbt. “Ovviamente l’auspicio é quello che il vincitore si attivi nell’utilizzare la propria immagine per prendere parte alla battaglia del movimento lgbt ma pretenderlo é un po’ come rimanere delusi se Miss Italia decidesse di non scendere in politica per far valere i diritti delle femministe”, insiste  Catacchio, che ricorda come il concorso si chiami “Il gay più bello d’Italia” e non “Il gay più combattivo e rappresentativo della battaglia per i diritti lgbt d’Italia“.

Pier Paolo si è poi rivolto ai “miei fratelli della comunità lgbtq+”, perché tutti noi “figli di una storia comune, di un passato condiviso fatto di senso di inadeguatezza, di solitudine a volte, di frasi o offese che lasciano segni indelebili“.

Ho letto diverse critiche relative al fatto che io non possa rappresentare la comunità gay nella sua interezza perché con i miei muscoli, la mia barba e il mio modo di vestire non posso farmi portavoce di un queer, di un bear, un twink o di una qualsiasi altra minoranza presente nella nostra collettività. La mia domanda é, ma perché se il presidente della Repubblica Italiana, un uomo anziano ed eterosessuale, può rappresentare un intero paese fatto di uomini, donne, bambini, etero, gay, transessuali, ricchi, poveri, persone sane e malate io non posso rappresentare una comunità che ha una parte di vissuto molto simile alla mia? Credo che una persona debba sentirsi rappresentata da me per le mie idee e per quello che ho da dire e non per una mera vicinanza estetica al proprio modo di fare o vestire. Ricordiamoci che siamo gli esponenti della bandiera più colorata del mondo e proprio per questo dobbiamo essere fieri e consci del fatto che non esisterà mai un membro della comunità lgbtq+ in grado di soddisfare esteticamente i gusti e gli stili di tutti. Quello che fará la differenza saranno le cause che quel rappresentante sposerà ed il suo modo di affrontarle.

E dinanzi a chi definisce deleterio un concorso di bellezza al giorno d’oggi, perché “non rispettoso dei principi di uguaglianza ed inclusività che tutti [a ragione] sbandierano a destra e a manca”, Catacchio risponde, così partendo dalla definizione data dall’enciclopedia Treccani al termine “competizione”.

È una “Gara, lotta, contrasto fra persone o gruppi che cercano di superarsi, di conquistare un primato”. Mi viene quindi immediato e semplice capire che tutto ciò sia in netto contrasto con i principi di uguaglianza ed inclusività che sono assolutamente importanti da portare avanti ma non in un contesto che nasce proprio per dimostrare delle qualità fuori dal comune. In fin dei conti se si fa una gara lo si fa proprio per determinare la superiorità di un individuo in un determinato ambito ma questo non significa che quella persona sia migliore rispetto alla restante parte dei partecipanti o degli osservanti nella sua totalità ma solo ed esclusivamente rispetto alle qualità giudicate durante quello specifico evento.

Il fatto di essere eletto Il gay più bello d’Italia non mi rende migliore rispetto a tutti gli altri gay che, proprio per questo motivo, non dovrebbero sentirsi sminuiti dalla mia persona“, insiste Pier Paolo. “Io posso risultare esteticamente più gradevole rispetto ad un ragazzo poco curato o in sovrappeso che però avrà sicuramente altre qualità che lo rendono migliore di me in tanti altri ambiti. Credo che la chiave del successo di ogni persona risieda nell’accettare e comprendere i propri limiti e i propri punti di forza perché solo così possiamo capire appieno dove ed in cosa possiamo eccellere o meno. Io ritengo che le polemiche che girano intorno ai concorsi come Miss Italia o Il gay più bello d’Italia siano legate all’idea che la maggior parte di noi ha della bellezza vista troppo spesso come un dono, come una benedizione divina del quale non abbiamo nessun merito e che anzi, in alcuni casi viene fatta pesare come fosse una colpa“.

Ed è qui che Catacchio dissente: “Riguardando proprio in questi giorni alcune foto di quando avevo 18 anni mi sono sentito fiero di me e ripagato di tutti i sacrifici fatti per avere l’aspetto che ho oggi. Sacrifici, sì, tanti ed innumerevoli abitudini che hanno cambiato il mio stile di vita per avvicinarmi sempre di più ad un qualcosa che in primo luogo fa stare bene me come persona. Troppo spesso si pensa che andare in palestra o seguire una dieta sia un vezzo, un qualcosa di frivolo senza nessun tipo di contenuto che ci porta inspiegabilmente ed inesorabilmente ad essere più stupidi agli occhi della società. Lungi da me volermi mettere sullo stesso piano di un premio Nobel, ma ci terrei a far capire alle persone che dietro la costruzione di un bel fisico c’è comunque dello studio, ci sono regimi alimentari analizzati e costruiti per ogni specifico metabolismo, ci sono sessioni di allenamento programmate in termini di intensità e durata al minuto se non addirittura al secondo in determinati casi e ci sono addirittura studi legati al quando e come riposare per poter avere un corpo più forte. Io personalmente curo il mio aspetto ed il mio corpo perché col tempo ho imparato ad apprezzare i benefici del mangiare bene, dell’avere più forza ed energie e perché no, del sentirsi appagato da quello che vedo guardandomi allo specchio. Per me la cura della persona può essere paragonato ad un hobby o ad una qualsiasi disciplina sportiva [perdonatemi il paragone e prendetelo con il giusto peso] che come tale richiede passione, costanza, dedizione oltre che a sacrifici economici e non. Io non voglio farmi promotore di uno stile di vita che ormai seguo da anni e che definirei di uno sportivo, ma non vorrei nemmeno essere giudicato per avere la passione della palestra come se oltre a quello non potessi avere un cervello e delle belle idee da mettere in pratica“.

A conclusione di questo lunghissimo post social, Pier Paolo ha citato un film di qualche anno fa, con Luca Argentero protagonista, che “dovrebbe farci capire quanto le etichette che spesso noi stessi ci diamo siano inutili e ci conducano troppo spesso a scontrarci con il “diverso”. Ma in fin dei conti, mi chiedo io, “Diverso da chi?”.

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burg333 31.8.21 - 3:51

Resta il fatto che la nostra comunità ha bisogno di una cura maggiore, non possiamo adottare gli stessi principi escludenti ed oppressivi della società cis ed eterosessuale. E non so come si può credere che esista una regola per cui il suddetto vincitore sia veramente più esteticamente piacevole di un ragazzo grassottello. Io per esempio con un palestrato non riesco nemmeno a venire. Il culto narcisistico e vano del corpo non ha niente di sensuale o attraente per me. E in ogni caso, si può avere un cervello, un bel corpo e usare male il primo lasciandosi travolgere dall'ideologia del controllo di sè e della propria immagine. Questi concorsi sono nocivi per la società, sia nel mondo etero cis che nel mondo homo, (cis). E non mi sembra niente di cui andare orgogliosi quello di essere stati eletti "il gay più bello d'Italia". Onestamente, ci sarebbero tante altre cose di cui andare orgogliosi, specialmente di questi tempi. Detto questo, non potrai mai rappresentare la comunità, perché la comunità non è fatta di immagini profilo ma di persone. E non siamo tutti narcisisti persi, né tutti muscolosi, barbuti, maschili e conformisti. E lo stesso detto per tutte le declinazioni di genere che fanno parte della nostra comunità. Le persone non binarie che potrebbero e non faranno mai parte di quel concorso, gli uomini trans o tutti gli uomini gay che non rispettano questi obsoleti, triti, tossici canoni estetici. Vivan le persone diverse, libere e speciali

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valium 30.8.21 - 17:13

Se questo è il pensiero di Catacchio, allora ha appena dato prova di avere un cervello oltre che muscoli. Trovo comunque ridicolo che il regolamento di un concorso di bellezza affermi di voler eleggere “il ragazzo italiano gay che, a parere di una giuria, oltre ad avere indubbie qualità estetiche, attivi una volta conquistato il titolo il suo impegno sociale“. Cioè, non so come funzionino gli altri concorsi di bellezza, ma è la prima volta che vedo un onere accollato ad un premio in una competizione del genere. Cioè, vi sono davvero problemi a dover eleggere il più bello nei concorsi di bellezza?

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