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“Che lavoro fai?” “Faccio vedere il sedere e mi pagano” “E anche il pisellino?” chiede il bambino orfano di madre lesbica al suo amichetto Riki Kandinsky, pornodivo gay di bassa statura, corpo scultoreo, viso da furetto platinato e limpidi occhi chiari. “Poco più di un anno fa” di Marco Filiberti è una curiosa creatura filmica passata nella sezione “Panorama” al Festival di Berlino e ora in uscita nelle sale a Roma e Milano distribuita dalla Lantia.
Il ‘fucktotum’ del film è lo stesso Filiberti, attore, sceneggiatore e regista, nella vita anche cantante, un debole per Proust e Moana Pozzi. E forse è anche un po’ Riki Kandinsky, narciso ed egoista per sua stessa ammissione, che dorme sotto una sua gigantografia, vanta circa 600 amanti ma ha in casa “uno specchio per nani”. Per fortuna però “Poco più di un anno fa” non è un film né narcisista né pretenzioso ma uno scherzo leggero, leggerissimo, scanzonato, di fattura televisiva e girato con un’estetica pop molto anni ’80 (anche se la storia è ambientata nei ’90 inoltrati) e con diverse svirgolate kitsch e melò (la zia intollerante sbattuta nel castello contro una porta, il fratello etero che si insedia a casa sua e piange in continuazione leggendo le sue riflessioni filosofiche). E si ride anche, ma sono ‘risate minori’, come diceva Bataille.
Le tematiche affrontate non sono certo all’acqua di rose (pornografia, adozione, razzismo) ma il tono è talmente lieve e solare che sembra una successione di simpatiche barzellette dilettantesche. Il nudo c’è (non integrale) ed è gioioso e divertito sui frenetici set porno e ricorda l’allegra disibinizione dei corpi guizzanti, muscolosi e depilati di ‘Beefcake’, di cui riprende le testimonianze di conoscenti del pornodivo all’inizio e alla fine del film. Di Kandinsky non si chiarisce la morte misteriosa, avvenuta a Marsiglia in un hotel tre ore dopo aver dato il calcio d’inizio a una partita di calcio delle Olimpiadi Gay.
Cast da prime time tv: Caterina Guzzanti fa uno dei suoi sketch nei panni di un assistente di lingua slava sul set, la D’Aloja un’improbabile francese isterica, Rosalinda Celentano una scultrice specializzata in angeli vestita in latex, Oppini un’impresario di pornoattori omo, Erica Blanc la nonna del bimbo. E non manca una specie di ‘Harem’ che si chiama invece ‘Medina’ con un conduttore incravattato al posto di Catherine Spaak. Uno scombiccherato potpourri sono anche le scelte musicali che vanno da Debussy alla musica techno passando per Mozart.
Ideale per una serata in compagnia d’amici sgranocchiando popcorn, da non prendere molto sul serio, divertente.
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