Power Lesbians, definizione che allude a un potere che fu maschile. Power Suits, definizione di un abito che fu simbolo di quel potere. Questo è il breve racconto di come l’abito giacca+pantalone sia oggi un look da tutti i giorni per donne che lasciano noi lesbiche senza fiato.
Butch, dykes, femmes, ognuna ha il suo guardaroba preferito. C’è però un capo di abbigliamento che ritorna ciclicamente e non passa mai di moda, i cosiddetti Power Suits. Completi eleganti e professionali, con pantaloni – ma anche gonne –, giacca abbinata e camicia. Quel che il maschio definisce “abito”, e che le donne sdrammatizzano, con l’ironia di chi indossa la divisa simbolo semplicemente come look per tutti i giorni. Possono essere raffinati, sportivi o casual, monocolore, di tweed o gessati. L’importante è che siano ciò che si indosserebbe a un meeting o un evento importante e che trasmettano rigorosamente potere. E poco importa se – in verità – di quel potere non ci importa nulla.
Per quanto spesso vengano descritti come un capo tipicamente maschile, i Power Suits esistono nella moda femminile già dagli anni Venti, quando una pioniera della sartoria come Chanel le introdusse per le sue clienti. Si trattava allora di tailleur abbinati alle gonne in jersey e di diversi colori, con linee rigorose ed eleganti che permettevano una certa libertà nel quotidiano. I completi si sono poi evoluti negli anni Sessanta quando, grazie a Yves Saint Laurent, nacque lo smoking per le donne. Qui l’idea che una donna indossasse un abito così simile a quello di un uomo scatenò le prime polemiche, a proposito dell’aspetto troppo androgino che le belle fanciulle andavano assumendo, ma la rivoluzione che abbatteva gli steccati di genere era iniziata e nulla poteva fermarla. Anzi, lo smoking di Yves Saint Laurent sarà indossato dalle dive del cinema, una su tutte Marlene Dietrich. Così i Power Suits furono in un certo senso simbolo di emancipazione e liberazione delle donne. Ma ci fu un successivo passo, altrettanto importante, che portò i Power Suits ai giorni nostri, associandoli a quel che oggi molti chiamano Power Lesbians.
Negli anni Ottanta, la mascolinità femminile diventa mainstream. Le donne, soprattutto dopo la rivoluzione culturale e sessuale del ’68, indossano i pantaloni come simbolo di ribellione al patriarcato. Le donne androgine vengono innalzate a dee (come dimenticare Grace Jones e i suoi incredibili outfit?). È a questo punto che quei completi di sartoria assumono quelle forme e quelle linee che conosciamo e indossiamo ancora oggi: spalline a soffietto o squadrate, pantaloni a gamba larga e accostamenti di colori e forme che evocano un’indiscussa autorità caratteriale.
L’universo lesbico oggi è particolarmente affezionato a questo indumento. Non importa se la donna che lo indossa sia etero o no: al primo avvistamento di una Power Suits, possiamo essere sicuri di trovare qualche donna lesbica in iperventilazione. Rachel Weisz con uno smoking nero? Fatto. Cate Blanchett che indossa un completo con ogni colore dell’arcobaleno? Adoriamo un guardaroba variopinto. Su ogni red carpet c’è qualcuna che si esibisce con quel set coordinato che fa sognare. E che dire dei “thirst traps” che hanno invaso il mondo LGBTQ+ di Tik Tok? Alcuni dovrebbero essere illegali.
don’t worry tho pic.twitter.com/FBItDyh8KO
— Jill Gutowitz (@jillboard) June 6, 2018
Anche al cinema e in tv abbiamo una buona dose di esempi, da Winona Ryder in Heathers a Jennifer Beals in The L Word e Viola Davis in Le regole del delitto perfetto, solo per citarne alcune. La lista è lunga. E ognuna ha il suo stile, che mette in mostra nella vita di tutti i giorni. Un trend che non passerà mai di moda.
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