Domenica scorsa si è tenuto il primo storico Pride alle Barbados, a Bridgetown, capitale dell’isola.
120 persone hanno osato sfidare le autorità ecclesiastiche, che a lungo hanno tuonato contro la manifestazione, provando in tutti i modi a fermarla. Isolani e turisti hanno marciato e ballato per le strade della città, per la gioia di Ro-Ann Mohammed, tra le organizzatrici del Pride nonché co-direttrice di Barbados Gays and Lesbians Against Discrimination (B-GLAD).
“Tra immensi contraccolpi, ostacoli e la paura nei confronti del più violento bigottismo, ci siamo spinti oltre”, ha scritto la Mohammed a PinkNews. La scorsa settimana gli oppositori estremisti hanno pubblicamente espresso la loro contrarietà, affermando che qualsiasi sostegno al Pride era da equiparare ad una forma di “neocolonialismo”, opposta a “la narrativa biblica di Adamo ed Eva”.
Un Pride approvato solo due giorni prima della marcia, dopo mesi di lavoro tra associazioni e autorità. “Il bigottismo e il veleno che hanno iniziato a riversarsi nei giorni precedenti alla parata mi avevano incredibilmente spaventato”, ha scritto Ro-Ann su Facebook. Ma le sue paure, fortunatamente, non si sono avverate.
“Sono rimasta sorpresa dalla quantità di amore e positività che ha travolto tutti noi. Testimoniare e far parte della storia ha cancellato qualsiasi contrattempo, ho ancora i piedi gonfi. Ne è valsa la pena”.
Barbados, cosa da non dimenticare, continua a criminalizzare l’omosessualità, con una punizione massima che arriva fino all’ergastolo. Il procuratore generale dell’Isola, Adriel Brathwaite, ha dichiarato che le persone gay del Paese dovrebbero essere “lasciate in pace” ma, allo stesso tempo, si è opposto al matrimonio egualitario.
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