A quasi due settimane dall’inizio dei mondiali di calcio più contestati di sempre, Saad Sherida Al-Kaabi, Ministro dell’Energia e Presidente e CEO di QatarEnergy, società statale che gestisce tutte le attività petrolifere e del gas nello Stato del Qatar, è tornato a parlare di omotransfobia e comunità LGBTQI+.
Intervistato dalla Bild, Al-Kaabi ha affermato che il suo governo non avrebbe “alcun problema” con i turisti LGBTQI+ che vogliono visitare il Qatar, ma questi non dovrebbero cercare di influenzare in alcun modo le convinzioni politiche o religiose del Paese.
“Se vogliono visitare il Qatar, non abbiamo problemi”, ha precisato Al-Kaabi. “Ma se vuoi cambiarmi in modo che io dica che credo nel LGBTQ+, che la mia famiglia dovrebbe essere LGBTQ, che cambio le mie leggi e le leggi islamiche per soddisfare l’Occidente, allora questo non è accettabile”.
L’omosessualità è ancora oggi illegale nel Paese e può essere punita con il carcere o la morte per lapidazione, nel caso in cui l’individuo detenuto fosse musulmano. Le parole di Al-Kaabi sono state pronunciate pochi giorni dopo che la ministra degli interni tedesca Nancy Faeser ha indossato l’ormai famigerata fascia rainbow OneLove durante la partita Germania-Giappone, al fianco del presidente FIFA Gianni Infantino.
Dichiaratamente gay, anche il ministro dello sport britannico Stuart Andrew ha indossato la fascia OneLove insieme ad una cravatta arcobaleno durante la partita Inghilterra – Galles. Ma la censura nei confronti di tutto ciò che è rainbow prosegue, come denunciato da un giornalista americano, portato via a forza dalla sicurezza solo e soltanto perché aveva una fascia arcobaleno al braccio durante la partita Usa – Iran.
Nel dubbio, la nazionale del Qatar ha perso 3 partite su 3, senza neanche fare un punto, andando incontro ad un’immediata ed umiliante eliminazione.
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