Nudi maschili dagli anni ’50 in un pregevole racconto in pellicola che documenta il tentativo dei nostri padri gay di celebrare la contemplazione erotica per l’uomo, in quegli anni in cui l’omosessualità significava essere marginalizzati, talvolta perseguitati e uccisi.
“Nus masculins” di François Reichenbach è un diario di viaggio sotto forma di una serie di ritratti, immagini intime e mute girate nel 1954. Un film perduto e dimenticato, affidato nel 2016 alla Cinémathèque française che ha provveduto a recuperare il fragile e danneggiato rullo di pellicola 16 mm e a digitalizzarlo in 2K. Un o restauro reso possibile grazie agli sforzi congiunti di Sarah Marty, Laurence Braunberger e alla Cinémathèque française.
È disponibile su Youtube
Il testo scritto da Émilie Cauquy che accompagna l’opera sul sito della Cinémathèque française è una meravigliosa lettura, eccone la traduzione:
Attenzione, si parla sì di flower power, ma del tipo “sogno di felce”. Il sogno di una felce riflette infatti la gioia e la felicità nelle relazioni personali. Il sogno di una felce è simbolo di protezione. Sognare una felce denota dolcezza e tenerezza nella tua vita. Il sogno di una felce presagisce un amore profondo e sincero. In alcuni casi, il sogno di una felce indica l’arrivo di nuovi incontri arricchenti. Tuttavia, se la felce è secca, fai attenzione alla tua salute.
Come alla ricerca del fiore introvabile in un giardino segreto, tra pittura classica e arte, un po’ alla Pierre e Gilles, ma prima del loro tempo, François Reichenbach filma i suoi compagni di viaggio e di cuore, i suoi Ganimedi su pellicola Ektachrome, con grande semplicità. “Nus masculins”è un film intimo e affettuoso girato in uno spazio naturale, allo stesso tempo molto curato e candido. Gay e senza scusarsi per esserlo. Ribelli senza causa. Felici di essere nudi. Ammiccamento e pudore, senza complessi, giochi di percorsi e sguardi compongono un erotismo che farebbe arrossire i nostri liberati Jean Cocteau e Kenneth Anger. “Nelle preghiere che imprigionano e liberano”, ancora Bashung. Era destinato a essere letto questo diario intimo? Gus Van Sant conosce questo film? “Dimensione, esistenza, cultura e identità si frantumano e restano indietro. Suono rosa, fratelli e sorelle. Rosa. È buio. È… piatto. È inesplicabile… è pacifico… è amore… …è…” (Gus Van Sant, Pink, 1997).
(Émilie Cauquy)
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